Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

giovedì 8 gennaio 2015

I Magi d’Oriente

Commento a Matteo 2, 1-12 di San Justin Popovic

dal “Messaggero Ortodosso”, Roma, dicembre-gennaio 1982-1983

Davanti al Salvatore appena nato si chinano per primi le persone semplici ed i sapienti: le persone semplici sono i pastori, i sapienti sono quelli celesti, gli Angeli, e quelli terreni, i Magi dall’Oriente. Tutto ciò che in tutti gli esseri desidera ardentemente Dio, si volse verso Dio fattosi uomo. La buona notizia, che a Betlemme era nato il Messia, era circolata per il cielo e per la terra. In maniera misteriosa e nota solo a Dio, questa buona notizia riecheggiò sia nel mondo degli Angeli che in quello degli uomini. E tutto ciò che è celeste volò sulla terra per chinarsi, per mezzo degli Angeli, a Dio fattosi uomo; così pure tutto ciò che è umano s’affrettò ad adorarlo per mezzo dei pastori di Betlemme ed i sapienti dell’Oriente.

 
Sembra che con la nascita del Salvatore sia avvenuto, per così dire, un grande terremoto spirituale, che scosse tutta la natura umana in tutte le sue profondità ed altezze, in tutte le sue zone oscure e luminose, in tutto ciò che di paradisiaco e di infernale c’è in essa. E tutto ciò che nella natura umana aspira a Dio, sebbene ferita dal peccato, soffocata dal male, lacerata dalla morte, tormentata dall’inferno, si scosse, s’illuminò, emise un gemito verso Dio e decisamente si volse a lui per adorarlo nella grotta di Betlemme nelle persone dei pastori e dei Magi. L’aspirazione a Dio si sollevò come un’onda in tutta la natura umana, poiché nell’uomo s’era incarnato Dio. È questa la ragione per cui tutta l’umanità adorò il divino fanciullo Gesù: gli Ebrei per mezzo dei pastori, i pagani per mezzo dei Magi dall’Oriente.
 
L’Evangelista dapprima ci dà esatti dati storici sul luogo e sul tempo della nascita del Cristo. Il luogo della nascita è Betlemme in Giudea. Betlemme significa “casa del pane”. La località è così chiamata verosimilmente per la fertilità dei suoi dintorni. Ma forse in quest’appellativo c’è una predizione profetica sul “pane celeste”, sul “pane della Vita”, il Signore Gesù, che in essa sarebbe nato. Betlemme era una cittadina a due ore di cammino a sud di Gerusalemme. In un primo tempo s’era chiamata Efrata (1 Mosè 35, 15).
 
A differenza di Betlemme di Galilea, che apparteneva alla stirpe di Zabulon (Giosuè 19, 15), Betlemme, dove nacque il Cristo, era detta “di Giuda”, perché si trovava nel territorio della tribù di Giuda (cfr. Giudici 17, 7-8; 19, 1; 1 Re 17, 12). Poiché in essa nacque il re David, si chiama anche città di David. L’Evangelista menziona il luogo della nascita di Gesù, osserva Zigabene, per dimostrare che s’era avverata la profezia di Michea: “E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei per nulla il più piccolo tra i principi di Giuda, poiché da te uscirà un condottiero che pascerà il mio popolo, Israele” (Michea 5, 2).
 
Gesù nacque “all’epoca del re Erode”, chiamato il Grande. “L’Evangelista – scrive Teofilatto – menziona Erode perché si sappia che i principi ed i re della stirpe di Giuda erano venuti meno, per cui era necessario che venisse il Cristo. Giacché Erode non era Giudeo, ma Idumeo, figlio di Antipatro e di una donna araba. E quando vennero a mancare i principi di giuda, venne il Cristo, l’atteso da tutti i popoli, come aveva profetizzato Giacobbe (1 Mosè 41, 10). L’Evangelista afferma che era re, a differenza di Erode Tetrarca, ma sebbene portasse il titolo regale, era completamente sottomesso a Roma, poiché la Giudea era una provincia romana. Aveva ottenuto il titolo di re nell’anno 714 dal Senato Romano e regnò sino al 750, quando morì. Si distinse per il lusso, la vita corrotta e la crudeltà. Gesù nacque alla fine del suo regno, verosimilmente nel 748 ab Urbe condita.
 
Magi si chiamavano presso i Persiani e le popolazioni iraniche le persone molto colte che si occupavano particolarmente delle scienze naturali, di astronomia, di medicina e di teologia. Nella maggior parte erano anche sacerdoti. Di solito erano educatori e consiglieri dei re ed esercitavano una grande influenza nella vita pubblica.
“Dobbiamo molto vegliare e pregare – scrive san Giovanni Crisostomo – per essere in grado di spiegare questo passo e sapere chi fossero questi sapienti, da dove venissero e come fossero giunti, chi li avesse spinti a venire e quale fosse quella stella”.
 
Colpisce particolarmente la sicurezza e la chiarezza con cui i Magi pongono la loro domanda ed esprimono il loro desiderio. Quale sicurezza nella loro consapevolezza e nel loro presentimento che era nato il Messia! E per di più che era nato per tutti, per gli Ebrei ed i pagani. Donde lo sapevano? Indubbiamente da una immediata rivelazione di Dio. Giacché essi non avevano profeti, per apprenderlo da loro. Dio usò per essi, astrologi, una stella affinché apprendessero per mezzo suo la grande e buona notizia apportatrice di salvezza: la nascita del Dio-Uomo. Essi si richiamano alla “sua stella”, alla stella del Cristo per spiegare la loro venuta a Gerusalemme e le loro intenzioni. La stella del Cristo? Non richiama ciò alla nostra mente quella luce divina propria del Dio-Uomo a causa della quale egli diceva di sé: “Io sono la luce del mondo; chi viene dietro a me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita!”? (Giovanni 8, 12). Sì, il Cristo è la luce del mondo e della vita! Chissà quanta di quella luce, per volontà della Provvidenza Divina, c’è stata nella stella del Cristo! Questa luce certamente risplende da essa e si riversava nelle anime dei Magi pieni del desiderio di Dio ed esprimeva a loro il mistero e la verità fondamentale della sua persona divina. La buona notizia della stella del Cristo Messia e Salvatore doveva essere convincente al punto di non ammettere dubbi, per cui essi altrettanto chiaramente, senza alcun timore e decisamente annunciarono a Gerusalemme: “Siamo venuti per adorarlo!”.
 
Tutto ciò che nell’Evangelo è detto della non comune peregrinazione dei Magi dall’Oriente prova che essi in maniera misteriosa furono sempre guidati da Dio nel loro viaggio. In verità solo uomini istruiti da Dio potevano fare ciò che essi fecero e nel modo in cui essi lo compirono. Tutta la loro indubbia sapienza derivava da Dio, dall’eterna Sapienza di Dio, il Cristo (1 Corinti 1, 24). Dotati di questa sapienza in tutta la loro peregrinazione, che aveva per fine di adorare il Cristo, essi si attengono incessantemente ai diretti consigli di Dio. Ciò risulta particolarmente dalle parole dell’Evangelista: “Ed avendo ricevuto nel sonno il comando di non ritornare da Erode, per un’altra via ritornarono alla loro terra” (v. 12).
 
La nascita del Cristo avviene in un periodo di tempo eccezionale. Infatti, il popolo Ebraico era in preda ad una febbre apocalittica, nell’attesa del Messia da lungo tempo promesso. Particolarmente Gerusalemme viveva in un’atmosfera apocalittica, tesa ed inquieta. E proprio in questo periodo di tempo giungono i Magi dall’Oriente e scuotono profondamente Gerusalemme con l’inattesa domanda: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo, infatti, visto la sua stella in Oriente e siamo venuti ad adorarlo”. Gli Ebrei in realtà aspettavano un re, il Messia, che li avrebbe in primo luogo liberati dal giogo politico dei Romani. D’altra parte i Magi parlano chiaramente di un re già nato e confermano questa affermazione con un fenomeno celeste, la stella. Chi sono essi e qual è questa stella? È essa veramente un segno celeste?
 
Scrive san Giovanni Crisostomo: “Che quella non fosse una stella comune ed addirittura non fosse una stella, ma, come mi sembra, una potenza invisibile, che aveva preso la forma di stella, è dimostrato, in primo luogo, dal percorso. Non può esistere una stella che abbia un tale percorso. In secondo luogo essa non appare di notte, ma durante il giorno, mentre il sole risplende, il che non è proprio non solo della stella, ma neppure della luna. La stella del Cristo con la sua luce intensa superava quella del sole e risplendeva più di esso. In terzo luogo essa alle volte risplende, mentre alle volte si nasconde. Quando i Magi entrarono in Palestina, essa era visibile e mostrava loro il cammino, ma allorché entrarono a Gerusalemme, essa si nascose. E quando poi, dopo aver esposto ad Erode lo scopo del loro viaggio, essi se ne andarono e ripresero il loro cammino, la stella riapparve.
 
Questo è il movimento non di una stella, ma di una potenza pienamente razionale. Essa non aveva un percorso determinato, ma quand’era necessario che si fermasse, essa si fermava regolandosi in tutto secondo le necessità dei Magi. Il quarto argomento si può dedurre chiaramente anche dal modo stesso in cui la stella mostrò il luogo dove si trovava il Salvatore. Essa non lo mostrò dall’altezza del cielo, poiché in tal caso i Magi non sarebbero stati in grado di riconoscerla, ma, per mostrarlo, scese. Voi stessi sapete che ad una stella comune è impossibile indicare un luogo così piccolo quale era quello occupato dalla capanna in cui era il Bambino. Dimmi, ti prego, come la stella avrebbe potuto mostrare un luogo così piccolo, la greppia e la capanna, senza lasciare l’altezza in cui si trovava e scendere sopra la testa del Bambino? A questa interpretazione ci spinge lo stesso Evangelista là dove dice: – Ed ecco, la stella andava davanti a loro finché giunse e si fermò sul luogo dove era il bambino – (Matteo 2, 4). Ecco quante prove ci dimostrano che quella non era una stella comune e che non si manifestò secondo le leggi della natura esterna.
 
Anche il beato Teofilatto afferma che quella dei Magi non era una stella di quelle che noi vediamo. Era una potenza divina ed angelica che apparve in forma di stella. Poiché i Magi erano astrologi, il Signore li guidò per mezzo di ciò che era a loro familiare, così come impaurì Pietro, il quale era pescatore, con la grande quantità di pesce che pescò nel nome del Cristo. Che la stella fosse in realtà una potenza angelica, si vede dal fatto che splendeva di giorno, che si muoveva quando i Magi camminavano e si fermava quando essi si riposavano. Il tropario del Natale esprime pienamente la verità sugli astrologi che dalla stella appresero ad adorare il Sole della Giustizia: “Coloro che erano al servizio della stella da una stella appresero ad adorare te, che sei il Sole della giustizia”. E nell’Akatistos alla Santissima Madre di Dio si dice che questa stella era mossa da Dio, guidata da Dio: “bogotecnuju zvjezdu” = “theodromon astèra”.
 
Ma donde sorse nei Magi il desiderio di compiere un viaggio così lontano e faticoso? Come ebbero notizia del Messia, quando erano pagani e non avevano profeti? “Mi sembra, scrive san Giovanni Crisostomo, che a spingerli sia stato Dio stesso. Agendo in tal maniera, Dio per mezzo dei Magi aprì la via al Cristo a tutti i pagani. E nello stesso tempo confutò gli Ebrei insensibili, che pur avevano la Legge ed i Profeti: poiché scopo della venuta del Cristo era di respingere le antiche norme di vita, di chiamare tutto l’universo ad adorarlo e di essere adorato per terra e per mare, il Cristo dall’inizio apre le porte ai pagani decidendo d’istruire il suo popolo per mezzo loro. Poiché gli Ebrei, che ascoltavano continuamente i profeti, i quali parlavano della venuta del Cristo, non prestavano particolare attenzione a ciò, il Signore spinse i pagani a venire da lontano ed a chiedere notizie del Re, che era nato tra gli Ebrei. E questi per la prima volta appresero da Persiani ciò che non avevano voluto apprendere dai profeti. I Magi seguirono la stella che li guidava, mentre gli Ebrei non credevano neanche ai profeti che predicavano loro.
 
Chiedendo del neonato re dei giudei, i Magi spaventarono Erode e con lui tutta Gerusalemme. Erode temeva di perdere la corona in quanto straniero, poiché era Idumeo. Ma perché teme Gerusalemme se i profeti avevano tanto predetto sul Cristo come Salvatore, benefattore e liberatore? Teme per leggerezza o per il basso desiderio di compiacere il sovrano oppure per corruzione. Ad Erode era evidente che i Magi chiedevano del Messia, il Cristo. Perciò convoca tutti i sommi sacerdoti e gli scribi per aver notizie precise sulla nascita del Messia. Ed essi gli danno precise risposte. Perciò la loro responsabilità è più grave: conoscono le profezie sul Messia, ma ostinatamente lo respingono, lo calunniano, lo percuotono e l’uccidono. Il Beato Teofilatto scrive a questo proposito: “Erode li interroga per volontà della Provvidenza divina, perché confessino la verità; perciò saranno condannati per aver crocifisso colui che per primi professarono”.
 
Lo stesso mistero scuote sia gli animi dei Magi che quello del re Erode. Diverse soltanto sono le cause. Per risolvere il tormentoso problema Erode convoca “tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo” e chiede loro: “Dove nascerà il Cristo?”. I sacerdoti e gli scribi, in quanto erano i migliori conoscitori della Legge ed i più dotti interpreti dei testi sacri, dovevano conoscere la risposta dei profeti alla domanda di Erode. (…) Infatti essi rispondono con la profezia Messianica di Michea. Il profeta Michea, 700 anni prima della nascita del Salvatore, aveva predetto che il Messia sarebbe nato a Bethlem di Giudea (cfr. Michea 5, 2). Questo fatto avrebbe reso grande e celebre Betlemme. Il Messia sarebbe stato il Capo ed il Pastore del nuovo Israele, del popolo eletto, del popolo della fede santa e salvatrice. Egli avrebbe pascolato le anime del suo gregge spirituale sui pascoli dell’eterna verità e giustizia.
 
Se la malvagità ha un occhio, esso è sempre uno ed inoltre è sempre cieco. Molti miracoli risplendono davanti agli occhi di Erode, sia quelli concernenti i Magi dall’Oriente che quelli riguardanti la profezia di Michea. Ma in Erode cresce tumultuosamente la malvagità. Richiama segretamente i Magi, chiede loro segretamente quando è apparsa la stella, per uccidere, senza che gli Ebrei s’opponessero, il loro Messia, re dei giudei. Per nascondere il suo fine, l’uccisione del Cristo, finge e dichiara ai Magi che anch’egli desidera adorare il Neonato. “L’intenzione di Erode di uccidere il Bambino, scrive san Giovanni Crisostomo, dimostra non solo la sua ferocia, ma anche la sua immensa pazzia. Sia quello che gli è stato detto che gli stessi avvenimenti potevano distoglierlo da ogni tentativo del genere. La stella chiama gli astrologi, questi, stranieri, intraprendono un così lungo viaggio per adorare un Bambino in fasce ed in una mangiatoia di cui i profeti ancor molti secoli prima parlano. Tutti questi avvenimenti superavano la misura umana. Tuttavia nulla tratteneva Erode. Ma tale è il carattere della malvagità, per cui essa causa danni a sé stessa e sempre intraprende ciò che è impossibile”.
 
Erode attentamente interroga i Magi sul tempo in cui è apparsa la stella per stabilire esattamente l’età del Bambino, poiché supponeva che l’epoca della sua apparizione coincidesse con la sua nascita. “Ritengo, scrive il Crisostomo, che la stella sia apparsa molto tempo prima della nascita, poiché lungo era il viaggio dei Magi per giungere in tempo ad adorare il neonato finché era in fasce. Ciò rende l’avvenimento insolito e miracoloso. Perciò la stella è apparsa molto prima della nascita del Cristo”. Lo stratagemma di Erode è pieno di veleno. Il Crisostomo scrive: “Erode non disse: – Andate ed informatevi del re –, ma del bambino. Per lui era intollerabile anche pronunciare il nome che indica il potere. Ma i Magi, devoti com’erano, non fecero caso a ciò, poiché non potevano presupporre che egli fosse divenuto così malvagio e preparasse un piano per opporsi ad un fatto così miracoloso. Non sospettando nulla di simile, ma giudicando gli altri secondo il proprio carattere, essi partono”.
 
“Per volontà della Provvidenza divina, scrive il Beato Teofilatto, la stella si era nascosta per un certo tempo, affinché i Magi interrogassero gli Ebrei e per mettere in imbarazzo Erode. In tal modo la verità sarebbe diventata più evidente. Ma, quando i Magi uscirono da Gerusalemme, la stella apparve di nuovo mostrando loro il cammino. Da ciò è chiaro che la stella era un’energia divina”. “Quando i Magi vennero a Gerusalemme, la stella si nascose, scrive san Giovanni Crisostomo, perché essi, privati della guida fossero costretti a rivolgersi ai Giudei ed in tal modo l’avvenimento fosse noto a tutti. Ma quando seppero del Bambino dai suoi stessi nemici, la stella riapparve loro. Ed essi vanno da Gerusalemme a Betlemme guidati dalla stella.
 
Da ciò si vede che non si trattava di una comune stella, poiché non ce n’è alcuna che abbia queste caratteristiche. Essa non solo si muoveva, ma li precedeva conducendoli, per così dire, per mano in pieno giorno. Qualcuno chiederà perché fosse necessaria la stella, quando ai magi era già noto il luogo di nascita del Bambino. Era necessaria per mostrare lo stesso Bambino, poiché altrimenti non era possibile riconoscerlo, in quanto la casa, dove si trovava, non era nota e la Madre non era né gloriosa né celebre. Perciò era necessaria la stella che li conducesse proprio in quel luogo. Questo è il motivo per cui, dopo la loro partenza da Gerusalemme, essa riappare e si ferma solo sopra la mangiatoia”. I Magi si rallegrarono molto per la riapparizione della stella “perché avevano ritrovato una sicura guida ed erano pienamente convinti di trovare colui che cercavano”.
 
Guidati dalla stella, illuminati interiormente dalla luce divina e sorretti dalla profezia di Michea, i Magi trovano il divino Fanciullo, cadono in ginocchio davanti a lui e lo adorano con tutto il loro essere. E di tutto cuore gli offrono doni preziosi: oro, incenso e mirra. Nell’oro splendente c’era tutto l’oro spirituale ed imperituro delle loro anime; nell’incenso tutto il profumo dei loro sentimenti anelanti al Cristo; nella mirra tutti i profumi delle loro immortali speranze. Certamente le anime dei Magi ardevano del fuoco inestinguibile della fede in Dio, dell’amore e della speranza per cui con tutto il cuore e gioiosamente adorarono l’umile divino Fanciullo accanto all’umile e santa Madre sua.
 
“Che cosa spinse i Magi – si chiede il Crisostomo – ad adorare il Bambino appena nato, se né la madre era celebre, né la dimora splendida, né attorno ad essi c’era nulla di straordinario e di attraente? Eppure essi non solo lo adorarono, ma gli offrirono doni non come ad uomo, ma come a Dio, poiché l’incenso e la mirra erano simboli di una tale adorazione. Che cosa dunque li ha spinti a muoversi dalla loro terra ed affrontare un sì lungo viaggio? La stella e l’illuminazione divina delle loro menti, che li conduceva poco a poco alla conoscenza perfetta. Se così non fosse, essi non avrebbero potuto rendere tale onore, tanto più che il Bambino si presentava in così misere condizioni. Per i sensi non c’era lì nulla di grande. C’erano una mangiatoia, una capanna ed una madre povera, per farci comprendere la filosofia dei Magi e capire che essi non si accostarono a lui come ad un semplice uomo, ma come a Dio e ad un benefattore. Perciò essi non si scandalizzarono di ciò che videro ed appariva esternamente, ma adorarono il Neonato e gli offrirono doni e per di più non rozzi, quali agnelli o vitelli, ma, come se fossero stati veri Cristiani, gli offrirono la conoscenza, l’obbedienza e l’amore”.
 
Con l’adorazione del Cristo cresce anche la loro fede. Dio li guida da una rivelazione minore ad una maggiore, da un’energia minore ad una maggiore. Dopo che con tutta l’anima adorarono il Neonato come Dio, il Signore non li guida più con la visibile stella splendente, ma per mezzo di un Angelo invisibile fa conoscere loro la sua volontà, e per di più in sogno. A tal punto era cresciuta la loro fede, che s’era sviluppata la loro obbedienza. E come uomini dotati di una fede divina e di un’obbedienza angelica, essi non chiedono perché non debbano ritornare da Erode, ma “per un’altra via ritornarono nella loro terra”.
 
“E si può vedere quale fosse la loro fede, scrive il Crisostomo, dal fatto che non si scandalizzarono, ma furono obbedienti e ragionevoli. Non restano sconcertati, non pensano nel loro intimo: – Se questo bambino in realtà fosse grande e potente, per qual motivo dovremmo fuggire ed allontanarci di nascosto e perché l’Angelo ci fa partire dalla città come servitori e fuggitivi, mentre siamo venuti palesemente e coraggiosamente ci siamo presentati di fronte a tanti uomini ed al re sfrenato nella sua ferocia? –. Nulla di simile essi dissero né pensarono e proprio questa è la caratteristica principale della fede: non indagare i motivi di ciò che ci si comanda di fare, ma sottometterci agli ordini”.
 
Riguardo a questo punto scrive il beato Teofilatto: “Volgi l’attenzione alla gradualità! Dio dapprima con la stella condusse gli astrologi alla fede; poi, quando giunsero a Gerusalemme, egli li istruì per mezzo del profeta, che il Cristo doveva nascere a Bethlemme ed infine si servì dell’Angelo. Ed essi obbedirono alla profezia, cioè alla parola di Dio. Così, dopo aver ricevuto la rivelazione da Dio, essi non temettero Erode né le sue persecuzioni, ma presero coraggio fondandosi sulla potenza del Neonato ed in tal modo divennero autentici testimoni”. E Zigabene scrive: “Prima che vedessero il Bambino, li guidò la stella; dopo che l’ebbero visto, l’Angelo parlò loro come se fossero santificati”.
 
In verità il viaggio ed il comportamento dei Magi sono insoliti e grandi. Dio certamente assegnò loro questo compito, sebbene pagani, per la loro immensa fame e sete di Dio e della sua giustizia. Perciò essi furono i primi a nutrirsi ed a saziarsi della divina giustizia del Cristo e per primi hanno goduto di questa miracolosa beatitudine. Il Crisostomo è indubbiamente nella verità quando li chiama “i primogeniti della Chiesa”. Infatti per primi gustarono quant’è buono e meraviglioso Dio incarnato, Gesù Cristo. Ed inoltre essi sentirono nel loro intimo e presagirono che tutti gli eterni beni di Dio si nascondono nel corpo divino-umano del Cristo, la Chiesa.

Nessun commento:

Posta un commento