Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

mercoledì 24 dicembre 2014

Messaggio di Natale di Sua Eminenza Job, Arcivescovo di Telmesso, Esarca del Patriarca Ecumenico,

Dal sito del Decanato d'Italia dell'Esarcato

Al clero, ai monaci e ai fedeli
dell’Arcivescovado delle Chiese ortodosse russe in Europa occidentale

Cari Padri, Fratelli e Sorelle amatissimi in Cristo,

anno dopo anno, l’avvicinarsi della festa della Natività di Cristo riempie di gioia i cristiani che si preparano a celebrare degnamente questa solennità. Dobbiamo rallegrarci, perché si è compiuta la profezia di Isaia: oggi, «un bambino è nato per noi, un figlio ci è dato» (Is 9,5). In verità, la festa che oggi celebriamo è la festa del Dio che si dona incarnandosi e umiliandosi per la vita del mondo. Questo è esattamente ciò che l’Apostolo Giovanni il Teologo afferma, dicendo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Senza questo dono sacrificale ricevuto da Dio, l’umanità non sarebbe mai stata in grado né di conoscere veramente Dio né di unirsi a lui per quanto possibile alla natura umana e di avere accesso al Regno celeste.

Questo dono, generosamente offerto all’umanità intera dal Dio misericordioso, richiede a sua volta una risposta generosa da parte dell’intera creazione. In questo giorno di festa, la Chiesa proclama nella sua innografia, «Che cosa ti offriremo, o Cristo che appari come uomo sulla terra? Ciascuna delle tue creature ti offre il rendimento di grazie: gli angeli l’inno, i cieli la stella, i Magi i doni, i pastori l’adorazione, la terra la grotta, il deserto la mangiatoia, e noi… una Madre Vergine. O Dio che sei prima dei secoli, abbi pietà di noi!» (4° stichiro del lucernale). E la Chiesa continua ancora oggi a offrire l’azione di grazie celebrando l’Eucaristia, nella quale, facendo memoria di tutto quello che è stato fatto per noi nel mistero della salvezza in Cristo, offre a Dio ciò che a Lui appartiene, e da Lui viene, «in tutto e per tutto».

Ma l’evento celebrato con gioia oggi, con tutte le sue implicazioni cosmiche ed eterne, ci invita a rispondere concretamente, ogni giorno della nostra vita, con un dono generoso. In primo luogo, ciascuno di noi, in quanto sacerdote della creazione, è chiamato a rendere grazie al Creatore per il dono della creazione. Questo significa che dobbiamo riconoscere il mondo che abitiamo come un dono di Dio per il quale dobbiamo essere grati. Per questo motivo, siamo invitati a condurre uno stile di vita «eucaristico» e «ascetico», dal momento che il mondo creato non è nostro possesso, ma un dono ricevuto da Dio, il che significa che dobbiamo essere rispettosi e responsabili nei confronti della creazione materiale, evitando l’inquinamento e i rifiuti.

Inoltre, dobbiamo essere generosi ogni giorno della nostra vita riconoscendo in ogni essere umano, creato «a immagine e somiglianza di Dio» (Gen 1, 26-27), l’immagine di Cristo che si è dato per noi. Ogni volta che noi sosterremo un essere umano che incontriamo nel nostro quotidiano con bontà, con generosità, con il nostro sostegno morale o con la nostra assistenza materiale, staremo rispondendo al dono generoso del Dio fatto uomo, dal momento che, come Lui stesso ci dice, «ciò che avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me» (Mt 25, 40).

Infine, è anche opportuno aiutare la Chiesa che è il Corpo di Cristo, l’estensione dell’incarnazione di Dio attraverso i secoli, e che, con le sue iniziative missionarie e soprattutto con la celebrazione dei sacramenti, senza i quali l’unione mistica con Cristo attraverso la grazia di Dio non sarebbe possibile, incarna nella nostra vita il mistero salvifico di Cristo. Ora, senza il nostro impegno e il nostro sostegno, sinergicamente, la Chiesa non potrà svolgere efficacemente questa missione divina ed essenziale nel mondo.

Cari Padri, Fratelli e Sorelle amatissimi in Cristo, auguro a ciascuno di voi che la gioia di questa celebrazione rifletta veramente l’incarnazione di Dio nella quotidianità della nostra vita. Porgendovi i miei migliori auguri in occasione del Natale del Cristo e del Nuovo Anno, imploro su voi tutti la benedizione di Dio fatto uomo e auguro che ognuno di noi possa dire con l’apostolo Paolo, «non sono più io che vivo, ma è il Cristo che vive in me» (Gal 2, 20).

+ Job, Arcivescovo di Telmesso, Esarca del Patriarca Ecumenico

Parigi, Cattedrale di Sant’Alessandro-della-Neva,

25 dicembre 2014/7 gennaio 2015.

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