Dal Commento all'Evangelo di Matteo del padre nostro san Giovanni Crisostomo - da “Messaggero Ortodosso”, Roma, gennaio-aprile 1987.
Oggi, fratelli carissimi, il Signore Gesù Cristo fu consegnato ai nemici, in questa sera che s’approssima i Giudei lo catturarono e se ne andarono con lui. Ma non lasciatevi prendere dalla tristezza udendo che Gesù fu tradito. O meglio, lasciatevi prendere dalla tristezza e piangete amaramente non per Gesù tradito, ma per il traditore Giuda, poiché il tradito salvò l’universo, mentre colui che lo tradì dannò la sua anima. Il tradito siede ora in cielo alla destra del Padre, mentre il traditore è ora nell'Ade aspettando l’inevitabile castigo. Su di lui piangete e sospirate, per lui affannatevi così come il Signore pianse per lui. Vedendolo, si legge nella Scrittura, Gesù “si turbò e disse: Uno di voi mi tradirà” (Giovanni 13, 21). Quant'è grande la misericordia del Signore: il tradito soffre per il traditore; vedendolo, scrive l’Evangelista, “si turbò e disse: Uno di voi mi tradirà”. Perché egli si afflisse? Per mostrare il suo amore e nello stesso tempo per insegnarci che il male non è di colui che lo sopporta, ma di colui che lo causa. Sopportare il male ci apre il Regno dei Cieli, causarlo ci precipita nella Geenna e nel castigo. Perché, tu domanderai, colui che fece cambiare vita alle peccatrici, non ebbe la forza di attrarre a sé il discepolo? Egli aveva la forza di attirare a sé il discepolo, ma non volle renderlo buono piegando la sua volontà e portandolo a sé con la forza…
“Allora, recatosi uno dei dodici, di nome Giuda Iscariota dai sommi sacerdoti, disse: Che cosa mi volete dare ed io ve lo consegnerò?” (Matteo 25, 14-15).
“Allora recatosi”. Un motivo non inutile di meditazione è contenuto in questo “recatosi”. Senza essere invitato dai sommi sacerdoti, senza essere costretto dalla necessità o dalla forza, ma di propria spontanea volontà Giuda compì l’atto infame e prese tale decisione senza avere alcun collaboratore in questo perfido gesto. “Allora recatosi uno dei dodici”: che cosa significa “uno dei dodici”? in queste parole “uno dei dodici” è espressa la più grave condanna al suo conto. Il Cristo aveva anche altri discepoli, 70 di numero, ma questi erano in una posizione inferiore, non avevano un così grande onore, non avevano tanta fiducia, non partecipavano a tanti misteri come i dodici apostoli. Essi di solito erano separati, costituivano il coro attorno al Re e formavano il gruppo più vicino al Maestro e da questo si staccò Giuda. E così, affinché tu sappia che non un semplice discepolo lo tradì, ma uno che apparteneva ad un grado superiore, l’Evangelista scrive: “uno dei dodici”. E non ebbe ritegno di scriverlo san Matteo. Perché non si vergognò? Lo scrisse perché tu sappia che gli Evangelisti scrivono la verità e nulla ci nascondono, neppure ciò che sembra avvilente, poiché anche questi particolari, evidentemente, dimostrano l’amore per il prossimo del Signore. Questi stimò degno di così grandi beni un ladro, un traditore, un brigante e sino all'ultimo lo sopportò, cercò di farlo ragionare ed in ogni modo dimostrò cura per lui…
“Che cosa volete dare ed io ve lo consegnerò?”. Questo, dimmelo, ti insegnò Cristo? Non per questo egli diceva: “Non procuratevi monete d’oro o d’argento o di rame da portare con voi” (Matteo 10, 9), frenando da principio la tua tendenza al denaro? Non per questo egli cercava continuamente di convincere e diceva: “Se qualcuno ti colpirà sulla guancia destra, rivolgigli anche la sinistra” (Matteo 5, 39). “Che cosa mi volete dare e io ve lo consegnerò?” O pazzia! Che cosa è questo, dimmelo, accusandolo di quale piccola o grave infrazione vuoi tradire il Maestro? Perché ti ha dato il potere sui demoni? Perché ti ha dato la facoltà di guarire le malattie e di purificare i lebbrosi? Perché ti ha reso capace di risuscitare i morti, perché ti ha reso capace di dominare la morte? Per questi benefici tu dai un siffatto compenso? “Che cosa mi volete dare, e io ve lo consegnerò?”. O pazzia, o meglio, avidità di denaro! Essa causò tutto questo male, travolto da essa, egli tradì il Maestro…
“Allora i discepoli si avvicinarono” (Matteo 26, 17). “Allora”; quando? Quando ciò era avvenuto, quando era stato compiuto il tradimento, quando Giuda s’era dannato, “allora i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendogli: dove dobbiamo prepararti la cena di Pasqua?”. Vedi il discepolo? Vedi gli altri discepoli? Quello tradisce il Maestro, questi si preoccupano della Pasqua; quello stringe accordi, questi offrono un servizio. Quello e questi avevano visto gli stessi miracoli, avevano ascoltato gli stessi insegnamenti, avevano eguale autorità; donde proveniva questo cambiamento? Dalla volontà, essa sempre è la causa di tutti i beni e di tutti i mali. “Dove dobbiamo prepararti la cena di Pasqua?”. Ciò accadeva in questa stessa sera. Il Signore non aveva una casa e perciò essi gli chiedono: “Dove dobbiamo prepararti la cena di Pasqua?”…
Allorché i discepoli ebbero mangiato e bevuto (si legge nell'Evangelo) Gesù “preso il pane lo spezzò e disse: Questo è il mio Corpo, spezzato per voi in remissione dei peccati (Matteo 26, 21-27)… Così pure, preso il calice, disse: Questo è il mio Sangue, che per molti è versato in remissione dei peccati (v 28)”. Anche Giuda era presente quando il Cristo pronunciò queste parole. “Questo è il mio Corpo”, che tu Giuda hai venduto per 30 denari d’argento, “questo è il mio Sangue”, sul quale poco fa hai concluso patti vergognosi con gli ingrati Farisei. O amore per gli uomini del Cristo! O pazzia e furia di Giuda! Questi lo vendette per 30 denari d’argento, ma il Cristo anche dopo tutto ciò, non si sarebbe rifiutato di dare il suo Sangue venduto a colui che lo aveva tradito, “in remissione dei peccati”, se egli lo avesse voluto. Infatti anche Giuda era presente e partecipava alla Santa Cena. Come il Cristo lavò i suoi piedi assieme a quelli degli altri discepoli, così Giuda era presente alla Santa Cena per non aver alcun pretesto per giustificarsi se fosse rimasto nel suo disonore. Il Cristo disse ed adoperò tutto da parte sua, ma Giuda rimase fermo nel suo empio proposito.
Del resto ormai è venuto il momento per partecipare a questa tremenda mensa. Accostiamoci tutti con l’umiltà e l’attenzione convenienti. E nessuno sia Giuda, nessuno sia malvagio, nessuno nasconda in sé il veleno, avendo una parola sulle labbra, un pensiero diverso nella mente. Anche ora il Cristo è presente. Colui stesso che istituì quel banchetto, ha istituito ora anche questo. Non l’uomo trasforma ciò che è presente nel Corpo e nel Sangue del Cristo, ma Colui che fu crocifisso per noi. C’è il sacerdote che rappresenta la sua figura e pronunzia quelle parole, ma opera la potenza e la grazia di Dio…
Così, comprendendo ciò, allontaniamo da noi ogni specie d’ira e, purificata la propria coscienza, con tutta l’attenzione e prudenza accostiamoci alla mensa del Signore, al quale, assieme al Padre e al Santo Spirito, è ogni gloria, onore e potenza ora e sempre. Amìn.
Bellissima riflessione!
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