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lunedì 24 dicembre 2012

Messaggio di Natale 2012 dell'Arcivescovo Gabriele

Testata

MESSAGGIO DI NATALE 2012

dell'Arcivescovo Gabriele di Comana

Esarca del Patriarca Ecumenico

«Lo riconoscerete da questo segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia›› (Lc 2, 12)

Cari Fratelli e Sorelle,

sono felice quest'oggi di rivolgervi il mio augurio nella festa della Natività del Signore. Come in occasione di tutte le grandi feste quello che viviamo oggi è un momento importante. Ecco che il Signore viene in mezzo a noi vestito di povertà: ha scelto per la sua nascita un villaggio sconosciuto in una regione sconosciuta e nasce da una vergine povera.

Lui il Creatore dell'universo, il Dio degli dèi, l'Onnipotente, accetta di comparire davanti agli uomini in un luogo in cui dei poveri pastori soggiornano con le loro greggi: una semplice grotta. È qui che Maria, non avendo trovato possibilità di alloggio, dà alla luce il Re dei re, il Signore dei Signori.

«È nato un Salvatore, che è il Messia, il Signore» (Lc 2, 11), «Dio è il Signore che ci illumina!›› (Ps 117, 27), non nella forma di Dio, come dice san Basilio il Grande, bensì nella forma di servo, per dare la libertà a coloro che sono stati ridotti in schiavitù. Chi ha un cuore cosi gravato dal sonno, chi è tanto ingrato da non gioire, esultare e acclamare davanti a un simile evento?

Tutto questo avviene secondo un'umiltà di cui noi forse non abbiamo molta coscienza: Egli è il Salvatore, il Cristo, il Signore, che cosa vi è dunque di grandioso nell'essere avvolto e posto in una mangiatoia, in che cosa consiste questo segno?

Fratelli e Sorelle, attraverso questo segno, attraverso questo mistero, ci è, dato di capire che è nell'umiltà che Dio è venuto a noi per salvarci. E così che noi riceviamo l'invito a umiliarci per incontrare il Signore. Con il suo esempio ci fa capire che l'orgoglio dell'uomo è scosso dall'atteggiamento di Dio, che ci dà di attingere alla sua grande umiltà, al fine di essere salvati!

Dobbiamo quindi vivere questa festa di Natale come una grazia: quella della visita di Dio che si umilia, diventando un bambino. Colui che è il Verbo di Dio, il Logos, accetta di non mostrare altro che qualche vagito, allo stesso modo di tutti i bambini del mondo... Colui che siede alla destra del Padre è posto su un povero giaciglio di paglia... Lui, che è il creatore il mondo, si mostra a noi in un corpo debole e fragile, volendo così condividere la nostra umanità dolente...

Dunque è così: siamo invitati a renderci piccoli per vivere la vera gioia: quella che viene da Dio!

Interroghiamoci e cambiamo il nostro stile di vita! Lasciamo le nostre tuniche di pelle per indossare l'abito di luce: cessiamo di voler dominare sempre il nostro fratello con le parole, con la forza, con dimostrazioni di potenza. Quanto tutto ciò è vano! Che sia nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie, nelle nostre diocesi e nelle nostre Chiese, mettiamo fine a ogni discorso sconveniente, a ogni atteggiamento sprezzante, a ogni manifestazione di potere e di dominio, e diventiamo figli di Dio, persone vere che riflettono la bellezza del Signore nella sua umile presenza. Così noi saremo liberi conformandoci al nostro modello, che è Gesù, il Salvatore, nato in una mangiatoia! La nostra condotta allora non sarà più guidata dalla morale collettiva o dal conformismo sociale, o peggio ecclesiale! Cosi non cercheremo più di schiacciare i nostri fratelli ponendoci come una Chiesa forte per numero di fedeli, cercando costantemente di dimostrare che siamo i migliori...

Affrettiamoci dunque verso la mangiatoia del Signore, e per quanto ci è possibile, prepariamoci a questo incontro con la grazia, espandendo il nostro cuore, in una fede viva, con coscienza libera da qualsiasi ostacolo posto dall'orgoglio.

Nel desiderio di vivere nell'umiltà, riconosciamo le nostre debolezze, cosicché, ponendoci ai piedi del Dio bambino tali quali siamo, nella nostra più profonda verità, ci sarà dato un assaggio di ciò che gli angeli annunciano ai pastori in questa notte di Natale: «Pace in terra e benevolenza tra gli uomini!››

È questa la Pace che vi auguro, cari Fratelli e Sorelle, assicurandovi tutto il mio amore e la mia preghiera.

Che l'umiltà di Dio sia la vostra gioia!

+ Arcivescovo Gabriele di Comana

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