Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

giovedì 28 agosto 2014

San Gregorio Palamas: Omelia 37 sulla Dormizione di Maria

L'omelia che oggi rivolgo alla vostra carità è dettata da un desiderio e da un debito: quello di riversare nelle vostre pie orecchie un discorso di salvezza, e da esso portare nutrimento alle vostre anime. Questo io voglio per l'amore che vi porto e per come è mio dovere secondo i sacri canoni. Ma non solo: ciò che più devo e amo fare a lode della chiesa è pronunciare la lode delle grandezze della sempre vergine e Madre di Dio. Il desiderio da semplice si fa duplice, e mi solleva, mi esorta e mi sollecita, mentre l'inesorabilità del debito mi fa addirittura violenza; ma la mia parola non è in grado di giungere a ciò che è oltre la parola, così come l'occhio non può guardare intensamente il sole.

Se non è dato di esprimere ciò che supera la parola, è possibile tuttavia cantare inni per amore di chi è celebrato, e, se non è in alcun modo possibile toccare quanto è intoccabile e sciogliere il debito con la parola, si può però assolvere l'obbligo di celebrare la Madre di Dio con la potenza degli inni. Se è preziosa la morte dei santi, e la memoria del giusto è unita alla lode quanto più a noi si addice celebrare con le più alte lodi la memoria della santa tra i santi, per mezzo della quale ai santi fu trasmessa la santità, la sempre vergine Madre di Dio? Così noi facciamo in questo giorno di festa, celebrando la sua santa Dormizione, oggi avvenuta, e il passaggio all'altra vita con il quale lei, che era di poco inferiore agli angeli, superò incomparabilmente gli angeli, gli arcangeli e tutte le superiori potenze celesti per la sua vicinanza a Dio e per le meraviglie che dall'eternità sono scritte di lei e in lei hanno compimento.

Per lei sono le divine predizioni dei profeti posseduti da Dio, i prodigi che hanno prefigurato il futuro e grandioso miracolo della terra abitata, cioè della sempre vergine Madre di Dio. Vi furono mutamenti di stirpi e di eventi, che aprirono la strada perché si compisse in lei il nuovo mistero; per lei vi furono le disposizioni, i decreti dello Spirito, che in vari modi prefiguravano la futura verità. Per lei la fine, o piuttosto il principio e la radice delle meraviglie che seguirono, delle opere che Dio compì per Gioachino e Anna, altissimi nella virtù, alla loro età; essi, sterili dalla giovinezza, avrebbero procreato nella vecchiaia avanzata, e la figlia che ne sarebbe nata avrebbe partorito senza seme di uomo colui che, senza tempo, era stato generato dal Padre prima del tempo; e poi coloro che così straordinariamente avevano procreato, avrebbero offerto in voto al donatore colei che in modo ancora più straordinario avrebbe partorito. Da questo degnissimo voto conseguì il trasferimento della Madre di Dio ancora bambina dalla casa del padre alla casa di Dio, e il suo mirabile soggiorno per non brevi anni nello stesso Santo dei santi, dove, per l'autorità degli angeli, ricevette un cibo ineffabile, che Adamo non gustò; non sarebbe infatti uscito dalla vita, come non uscì questa Tutta Santa, anche se figlia di Adamo. Sottomessa per un poco alla natura, essa, come suo Figlio, oggi si è trasferita dalla terra in cielo.

Ma dopo che essa ebbe ricevuto l'ineffabile nutrimento, seguirono la richiesta di nozze, densa di mistero, di questa Vergine, e il saluto insolito e più grande di ogni parola, dell'arcangelo disceso in volo dal cielo, gli ammonimenti e le esortazioni di Dio, rovesciamento e rimedio della maledizione che aveva colpito Eva e Adamo e che la trasformarono in benedizione. Il re dell'universo, infatti, si innamorò della mistica bellezza di questa sempre Vergine, come David aveva preannunciato, e, abbassando i cieli, discese, la coprì con la sua ombra, o, meglio, la potenza sostanziale dell'Altissimo prese dimora in lei. Non manifestò la sua presenza attraverso caligine o fuoco, come fece per Mosè, colui che vide Dio, né attraverso turbine e nube, come fece per il profeta Elia, ma senza nulla nel mezzo, senza velo alcuno, la potenza dell'Altissimo coprì con la sua ombra il grembo purissimo e verginale, senza che nulla si frapponesse, né aria, né etere, né alcuno degli elementi sensibili o sovrasensibili.

Non si tratta di un'ombra che discende, ma di un'unione reale Ma poiché la natura di chi fa ombra è quella di imprimere la sua forma e la sua figura in chi l'ombra riceve, nel ventre di Maria non solo vi fu unione, ma anche concepimento di forma, e colui che prese forma dalla potenza dell'Altissimo e da quel grembo santissimo e verginale, era il Verbo di Dio fatto carne. Così in modo indicibile pose la sua tenda in lei e da lei uscì, vestito di carne, il Verbo di Dio, fu visibile sulla terra e visse in mezzo agli uomini, rendendo divina la nostra natura, e, secondo il divino apostolo, donando a noi quelle cose sulle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo. Questa è la lode soprannaturale, la glori a ogni gloria, di questa sempre Vergine, da cui sono vinti ogni questa e ogni pensiero, anche se fossero pensieri di un angelo. E quale parola sarebbe in grado di esprimere quello che avvenne dopo il parto ineffabile? Essa partecipò nell'agire e nel patire all'opera di quell'annientamento che è innalzamento del Verbo di Dio, e con lui a buon diritto fu glorificata e innalzata, sempre aggiungendo grandezza a soprannaturale grandezza. E anche dopo l'ascesa al cielo di colui che da lei aveva preso carne, continuò a magnificare, con fortissimo e molteplice esercizio, le grandezze al di sopra di ogni mente e di ogni parola operate in lei, con preghiere e amore rivolto a tutto il mondo, con consigli ed esortazioni rivolte a coloro che, in tutti i confini del mondo, proclamavano l'annuncio di Dio. Per tutti essa sola era forza e incitamento, da tutti udita e vista, e in ogni modo cooperava all'annuncio dell'evangelo; e così, con la mente e con la parola, diede prova di una vita che era tutta una milizia.

Per questo anche la sua morte, che la trasferì nella vita ce leste e immortale, fu portatrice di vita e la sua memoria è festa gioiosa e universale celebrazione, che non solo rinnova le meraviglie della Madre di Dio, ma anche ricorda il comune e rinnovato accorrere dei santi apostoli che da ogni gente giunsero alla santissima sua sepoltura, gli inni, di quei posseduti da Dio, che in essa glorificavano Dio, le cure e le danze degli angeli intorno a lei, e i loro servigi; essi la scortavano, la seguivano, l'aiutavano, si opponevano ai suoi nemici, la difendevano; con tutta la loro potenza cooperavano e cantavano insieme a coloro che in ogni atto veneravano quel corpo, principio della vita e culla di Dio, rimedio salvifico della nostra stirpe, gloria di tutta la creazione. Essi combattevano e si opponevano con mano nascosta ai giudei che, in lotta contro Dio con mano e pensiero, l'aggredivano e la contrastavano alla presenza invisibile dello stesso Signore degli eserciti e Figlio di questa sempre Vergine, che tributava alla Madre l'onore dell'esodo dal mondo terrestre.

Nelle sue mani era riposto il soffio vitale di lei, che aveva portato Dio; per mezzo suo, dopo breve tempo, anche quel corpo a lui congiunto viene trasportato in un luogo celeste, dove è sempre vita, come si conveniva e in modo coerente alla sua vita dal principio fino a ora. Molti infatti di coloro che vivono nel tempo ottennero divina benevolenza e gloria e potere, cosicché anche David disse: Per me sono stati molto onorati i tuoi amici, o Dio, molto è stato rafforzato il loro potere. Li conterò, ed essi saranno più numerosi della sabbia. Molti, come dice Salomone, acquistarono ricchezze, e molte fanciulle acquistarono forza, ma costei tutti e tutte supera e sovrasta: di quanto, è impossibile dire. Essa sola infatti, stando nel mezzo fra Dio e tutta la stirpe degli uomini, rese Dio figlio dell'uomo, e rese figli di Dio gli uomini, fece della terra un cielo, rese divina la nostra stirpe; essa sola fra tutte le donne, per il suo ineffabile parto apparve, al di sopra della natura, madre per natura di Dio, regina di tutta la creazione mondana e sovramondana e così avendo innalzato da se stessa i suoi sudditi e reso celeste, da terrestre che era, la terra a lei sottomessa, partecipa a maggior dignità a più alto potere e, per il celeste volere dello Spirito divino, è l'altissima tra i sublimi e la beatissima regina della stirpe dei beati.

Ora essa ha quale sua dimora il cielo ed esso le si addice, come propria reggia alla quale oggi viene trasferita dalla terra, e sta alla destra del re dell'universo, avvolta da un abito ricamato d'oro, secondo quanto è stato detto di lei dal profeta salmista. Per abito trapunto d'oro intendi il suo corpo, attraverso il quale Dio risplende, ricamato da ogni specie di virtù; essa sola con il suo corpo glorificato ora Dio ha posto in cielo insieme con il Figlio; la terra, la tomba e Ta morte non potevano, infatti, trattenere fino alla fine quel corpo che diede principio alla vita e accolse Dio, dimora a Dio più cara del cielo e del cielo dei cieli. Se infatti l'anima, nella abitava la grazia di Dio, sale al cielo, sciolta dai vincoli di quaggiù, come attraverso molti segni si è reso manifesto e come noi crediamo, come è possibile che quel corpo, che non solo accolse in sé il Figlio di Dio eterno e unige­nito, l'eterna sorgente della grazia, ma anche lo generò, non sia stato elevato dalla terra al cielo? Essa che, quando aveva soltanto tre anni, e non portava ancora dentro di sé il celeste abitatore, non ancora incarnato, abitò nel Santo dei santi e fu iniziata a tali e tante virtù così da essere veramente al di sopra del mondo terrestre, come sarebbe potuta diventare terra, soggetta alla corruzione? E come potrebbe darsi ragione di ciò chi con la ragione considera?

Perciò il corpo che generò viene glorificato insieme al generato, e, secondo il cantico profetico, l'arca della sua santità risuscitò insieme con il Cristo risorto prima di lei al terzo giorno. Prova per i discepoli della risurrezione della Madre di Dio dai morti sono i lenzuoli e il corredo funebre, le sole cose lasciate nel sepolcro, le sole cose trovate in esso da coloro che erano venuti a cercare, come era accaduto prima, per il Figlio e Signore. Non era necessario che essa, come il suo Figlio e il suo Dio, rimanesse ancora per un poco sulla terra e perciò fu subito trasportata dal sepolcro negli spazi del cielo, dal quale manda sulla terra luminosissimi e divini lampi di luce e di grazie, facendo luce di là su tutta la terra, venerata, ammirata e celebrata con inni da tutti i fedeli. Dio infatti volle creare un'immagine della sua assoluta bellezza e mostrarla nella sua purezza agli angeli e agli uomini; così creò costei, la tutta-bella, radunando tutti gli ornamenti di tutti i beni, visibili e invisibili, che aveva distribuito per adornare l'universo al tempo della creazione. Più ancora, Dio operò in lei una fusione di tutte le bellezze, divine, angeliche e umane, superiore a entrambi i mondi e più alta fonte per essi di ornamento. Preso inizio dalla terra, essa giunse al cielo e anche questo oltrepassò quando fu assunta, come oggi celebriamo, dalla tomba al cielo, congiungendo le cose di lassù a quelle di quaggiù, e i1 tutto abbracciando con le sue meraviglie; lei, che all'inizio è stata detta di poco inferiore agli angeli, intendo dire per aver gustato la morte, accresce in tutto l'eccellenza di Madre di Dio; perciò giustamente oggi tutto coopera e tutto insieme applaude per la celebrazione di questa festa.

Era dunque conveniente che colei che fece spazio in sé a colui che tutto riempie e che è al di sopra di tutto, oltrepassasse anch'essa il tutto, e fosse al di sopra del tutto con le sue virtù per la grandezza della sua dignità. E dunque quello, che a tutti i buoni bastò dall'inizio dei tempi, e che, pur distribuito, li rese ottimi, e tutto quello che tutti i beneficati da Dio, angeli e uomini, hanno in parte, essa tutto radunò; essa sola porta a compi; mento il tutto e anche lo supera, per quanto è possibile dire e, al di sopra di tutti, ora possiede anche questo privilegio, quello di 'risuscitare dopo la morte e di vivere, essa sola, in cielo con il corpo insieme al suo figlio e suo Dio. Di là, in ricchissima misura, essa effonde la grazia su chi la onora, e dona la capacità di tendere a lei, che è vassoio sul quale vengono offerte tali grazie. E, nella ricchezza dei doni, per la sua bontà sempre più grandi, essa non arresta mai la sua munificenza e la sua magnifica generosità verso di noi. E se dunque uno rivolge lo sguardo a tale compendio e distribuzione di ogni bene, dirà che questo la Vergine lo compie con la virtù e per coloro che vivono secondo virtù, così come fa il sole con la luce sensibile per coloro che vivono sotto i suoi raggi. E se rivolge lo sguardo al sole che miracolosamente è sorto per gli uomini da questa vergine, sole che tutto possiede e che per sua natura supera tutto quanto è per natura vicino a questa grazia, se dunque ad esso rivolge l'occhio della sua mente, la Vergine apparirà subito come un cielo divinamente tanto più preziosa di quanto è stato donato sotto il cielo e sopra di esso. Essa ha conseguito un'eredità di beni tanto maggiore, quanto il cielo è più grande del sole, e quanto il sole è più splendente del cielo.

Quale parola mai, o vergine Madre di Dio, potrà descrivere la tua bellezza, splendente di luce divina? Non è infatti possibile rinchiudere i tuoi pregi nei confini dei ragionamenti e delle parole; sorpassano infatti e mente e parola. Tuttavia è possibile celebrarti con inni, e tu, nel tuo amore per gli uomini, lo accetti; tu infatti sei il luogo di tutte le grazie, la pienezza di ogni perfezione, quadro e icona animata di ogni bene e di ogni virtù, perché tu sola sei stata ritenuta degna di ricevere tutti i carismi dello Spirito; o meglio, solo tu hai accolto miracolosamente nel tuo grembo colui nel quale sono i tesori di tutti i carismi, e, al di là di ogni ragionamento, sei stata la sua tenda partita oggi attraverso la morte verso l'immortalità e trasferita a buon diritto dalla terra al cielo, affinché nelle tende al di sopra del cielo tu sia sua compagna per l'eternità e là da lui ricevi l'eredità e, con la tua insonne intercessione, ottieni per tutti misericordia. Tanto più vicina a Dio è la Vergine di quanti a lui sono prossimi, di tanto maggiori doni è ritenuta degna la Madre di Dio in confronto a tutti e non mi riferisco solo agli uomini, ma anche a tutte le gerarchie celesti. Infatti riguardo all'ordine di queste schiere dell'alto Isaia scrive: E i serafini stavano intorno a lui. E ancora, riguardo a lei, David dice: Stette la regina alla tua destra. Notate la differenza della posizione?

Da questa potete vedere anche la differenza della disposizione secondo la dignità: intorno a Dio infatti stanno i serafini, ma vicino a lui sta soltanto la regina dell'universo, la quale riceve ammirazione e lode da Dio stesso, che la proclama simile alle potenze che lo circondano, e dice, come è detto nel Cantico dei cantici: Quanto sei bella, amica mia! Più lucente della luce, più fiorita dei giardini divini, più adorna di tutto il mondo, visibile e invisibile. E non solo amica, ma tu che stai alla destra; dove infatti il Cristo siede nei cieli, cioè alla destra della maestà, là sta anch'essa, ascesa oggi dalla terra al cielo; non solo perché desidera ed è desiderata più di tutto, e per le stesse leggi della sua natura, ma perché è veramente suo trono. Questo trono vedeva anche Isaia in mezzo alla danza dei cherubini, e diceva che era alto e sublime, volendo dimostrare che il trono della Madre di Dio sovrastava i troni delle potenze angeliche. Perciò essa guida gli angeli che lodano Dio e dicono: Benedetta la gloria del Signore dalla sua dimora. E Giacobbe il patriarca, che questo luogo vide in enigma, disse: Terribile è questo luogo! È davvero la casa di Dio e la porta del cielo. E d'altra parte David, unendo a sé il popolo dei salvati e valendosi di essi come di corde o di suoni differenti, armonizzati da stirpi diverse in un'unica fede da questa sempre Vergine, intona la melodia in un inno nel quale tutte le armonie si congiungono, dicendo: Ri­corderò il tuo nome di generazione in generazione; per questo le genti canteranno le tue lodi nei secoli, e nei secoli dei secoli.

Vedete come tutta la creazione canta le lodi della Madre di Dio, e non nei tempi che sono passati, ma nei secoli e nei secoli dei secoli? E dunque possibile da qui capire che essa non cesserà per tutto il tempo di beneficare le creature, non solo quelle che sono come noi, ma anche le gerarchie immateriali e soprannaturali, poiché anche queste, insieme a noi, per mezzo di lei sola possono divenire partecipi di Dio e toccare Dio, quella intoccabile natura. Isaia, col suo sguardo lontano, lo manifestò: non aveva visto infatti il serafino prendere il carbone dall'altare dei profumi senza alcun mezzo, ma con una tenaglia, e con essa toccò anche le labbra del profeta, purificandolo; questa della tenaglia era la stessa grandiosa visione che ebbe Mosè, il roveto ardente che non si consumava. E chi non sa che la madre Vergine è quel roveto e quella tenaglia e che accolse in sé, senza incendiarsi, il fuoco divino, mentre l'angelo si pose a servizio del concepimento e colui che prende su di sé il peccato del mondo per mezzo di lei si unì al genere umano, e, attraverso l'ineffabile unione, ci diede purificazione? Essa sola è il confine tra natura creata e increata e nessuno potrebbe andare a Dio se da lei non fosse illuminato di splendore divino: Dio sta in mezzo ad essa; non vacillerà . E se le ricompense vengono date secondo la misura dell'amore per Dio, e se colui che ama il Figlio è amato da lui e dal Padre suo, e diviene dimora di entrambi, che, secondo la promessa del Signore, misticamente in lui dimoreranno e con lui cammineranno, chi potrebbe amare costui più che la Madre, essa, che non solo generò questo come figlio unigenito, ma da sola lo generò, senza concorso di uomo? E in tal modo raddoppiato in essa è l'amore poiché non vi è un altro che lo condivida. Chi più della Madre sarebbe amato dall'Unigenito, ineffa­bilmente nato da lei sola negli ultimi tempi, come, prima del tempo, era nato dal solo Padre? E come non sarebbero stati moltiplicati in modo degno anche gli onori a lei dovuti per legge da parte di colui che era disceso dal cielo per dare compimento alla legge?

Come dunque per opera di lei sola Cristo soggiornò fra noi e fu visibile sulla terra e visse in mezzo agli uomini, lui che a tutti era invisibile prima di incarnarsi in essa, così, anche nell'incessante volgere dei tempi, ogni progresso di luce divina, ogni svelamento di misteri divini, ogni visione di doni spirituali a nessuno sarebbero concessi senza di lei. Essa per prima accolse la pienezza che il tutto attraversa, fa sì che da tutti possa essere accolta, distribuendola a ciascuno secondo le sue capacità, in conformità e in misura della sua purezza. E così essa è lo scrigno e l'amministratrice della ricchezza di Dio. E siccome è legge eterna nei cieli che gli inferiori, attraverso i più grandi, divengano partecipi di colui che è e ha sede nel cielo, se la vergine Madre è incomparabilmente più grande di tutti, attraverso di lei avranno parte quanti saranno partecipi di Dio, e quanti conoscono Dio saranno portatori di lei, che è terra dell'Incontenibile; e, dopo Dio, lei celebreranno con inni quanti elevano inni a Dio. Essa è causa anche delle cose che furono prima di lei, guida di coloro che verranno dopo di lei, garante dell'eternità. Essa è oggetto dei canti dei profeti, capo degli apostoli, fortezza dei martiri, cattedra dei maestri. Essa è la gloria di chi vive sulla terra, la gioia dei celesti, l'ornamento di tutta la creazione. Essa è principio, sorgente e radice dei beni ineffabili, culmine e perfezione di ogni santità.

O Vergine divina che ora sei in cielo, come posso enumerare tutte le tue magnificenze? Come posso glorificare te, tesoro di gloria? Anche solo il ricordo di te santifica chi se ne vale; anche solo un cenno a te rivolto rende più luminosa la mente, che subito si innalza ad altezza divina; attraverso di te si fa penetrante l'occhio della mente; per opera tua si fa splendente lo spirito per la venuta dello Spirito divino. Tu sei tesoriera e dispensiera di grazie, e non le trattieni per te, ma colmi di grazia l'universo; il tesoriere di tesori inesauribili, infatti, sorveglia perché siano distribuiti. A che scopo terrebbe rinchiusa una ricchezza che non diminuisce? Distribuisci dunque doviziosamente a tutto il tuo popolo, alla tua eredità, la tua misericordia e le tue grazie, o Signora. Sciogli i vincoli dei mali che ci imprigionano!

Tu vedi da quanti e quali mali siamo oppressi, nostri e altrui, esterni e interni. Trasforma tutto in meglio con la tua potenza, conciliando fra loro quelli che vivono all'interno della città e hanno uguale la stirpe, allontanando quelli che, dal di fuori, li assalgono come bestie selvagge. Alle nostre passioni opponi il tuo soccorso e la tua medicina, distribuendo alle anime e ai corpi la tua grazia, ricca e sufficiente per tutte le necessità; e se non progrediamo, facci avanzare tu, e agisci in misura tale che, salvati e rinvigoriti dalla tua grazia, possiamo rendere gloria al Verbo anteriore al tempo, che da te prese carne per noi, insieme con il Padre suo senza principio e lo Spirito datore di vita, ora e sempre e per i secoli senza fine. Amen.

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