“In quel tempo, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce:
«Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi
di acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Questo egli disse riferendosi allo
Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo
Spirito perché Gesù non era stato ancora glorificato.” (Gv 7, 37-39)
"Tu che hai generato la Pioggia sovraceleste, ti sei dimostrata
Fonte che fa scorrere la vita, o Vergine, e sempre tu fai sgorgare per noi dalla
tua fonte il nettare dell'immortalità, l'acqua zampillante verso la vita con
flussi melliflui. Bevendone, noi ti acclamiamo: Salve, o Fonte della Vita!".
(tropario della festa liturgica, Niceforo Callisto Xantopulo).
La storia
La storia dell’icona “Sorgente di Vita” è intimamente legata a
quella ancora più singolare dell’unico santuario mariano sopravvissuto fino ai
giorni nostri a Costantinopoli (Istanbul). Il Santuario sorge ancora nel suo
vecchio sito originario, davanti ai bastioni di Costantinopoli, a duecento metri
dalla Porta d'oro, attualmente chiamata “di Silivri”, nel quartiere di
"Balilkli". La struttura del luogo sacro è molto semplice: consiste di una
chiesa, della fonte sottostante e di un camposanto che raccoglie le spoglie di
un gran numero di Patriarchi di Costantinopoli.
Esistono due storie sull’origine del santuario, la più
accreditata è quella scritta da Niceforo Callisto, grande storico del santuario.
Niceforo narra di una fonte d’acqua miracolosa, scoperta quando il futuro
imperatore Leone I (457-474) era ancora semplice soldato trace al servizio del
potente magister militum in praesentis Aspare. Un cieco si era imbattuto
presso la Porta d’oro a Costantinopoli ed aveva smarrito la strada; Leone
Marcello, il futuro imperatore, si accorse dell’uomo perché, in preda alla sete,
gemeva.
Malgrado Leone volesse aiutarlo, nei dintorni non vi era alcuna
fonte d’acqua. Ad un tratto apparve al soldato la Madonna che gli indicò lì
vicino il luogo ove, sotto un sottile strato di fango, affiorava una polla
d'acqua; Leone chiese poi alla Vergine che, una volta divenuto imperatore,
potesse costruire una chiesa ove tutti i fedeli pregassero per la conversione
dei peccatori e bevessero di quell’acqua per guarire dai loro mali. Il cieco si
dissetò e lavandosi il volto, miracolosamente riacquistò la vista. Salito sul
trono imperiale, Leone si rammentò dell’accaduto e fece costruire una chiesetta
in onore della Madonna, dandole il nome di "Zoodòchos Pighì" ("Sorgente
di Vita").
La seconda versione attribuisce il santuario direttamente
all’Imperatore Giustiniano (527-565), che in ogni caso ingrandì la chiesetta
edificando una grande Basilica con annesso un monastero. Da allora la celebrità
del Santuario crebbe di anno in anno fino a divenire la meta fissa di
pellegrinaggi per gli Imperatori. I miracoli e le continue guarigioni, fino ai
giorni nostri, non sono mai cessati.
Nella festa dell'Ascensione, l'imperatore e i suoi dignitari vi
si recavano col clero in processione, durante la festa le fazioni in cui era
divisa la città formavano dei cori che celebravano alternativamente le lodi
della Vergine; è rimasto fino ai nostri giorni, perché conservatosi nel Libro
delle cerimonie di Costantino Porfirogenito il canto con cui la fazione dei Blu
celebrava la Madonna: “O fiume dove corre la vita senza fine, Fonte santa,
noi cristiani abbiamo trovato te, te sola, Madre santissima del nostro Dio. Noi
ti veneriamo come Theotokos, noi t'imploriamo con una bocca mai muta. Coprici
fino alla fine, o Madonna Fonte di vita, con le ali della tua protezione”.
Nel secolo XIV il Santuario era divenuto uno dei luoghi sacri
più importanti di tutto l’Oriente; Niceforo Callisto, autore dell'Ufficio della
festa, elenca sessantatré miracoli, quindici dei quali avvenuti mentre egli era
ancora in vita.
Nel 1453 i Turchi musulmani, dopo un lungo assedio alla
capitale bizantina, conquistarono Costantinopoli e saccheggiarono chiese,
monasteri e conventi. Le chiese che non furono demolite vennero trasformate in
moschee. Presto il Sultano diede l’ordine di demolire anche il Santuario per
usare il materiale per la costruzione di una moschea, ma i pochi cristiani
rimasti ottennero il permesso di poter edificare sul luogo della fonte una
chiesetta, anche questa distrutta nel 1821; successivamente essa fu ricostruita
con il permesso del sultano Mahmoud II (1808-1839). Il 30 dicembre 1834 fu
ultimata la ricostruzione del Santuario ed il patriarca Costantino II poté
presiedere la cerimonia della Dedicazione alla presenza di dodici Arcivescovi e
di una grande folla di sacerdoti e laici. Per il continuo grande afflusso di
malati, Balilkli è stata chiamata anche la "Lourdes dei Bizantini". L’infermo
che vi giunge viene immerso in una specie di piscina alimentata dall’acqua della
fonte; si versa poi per tre volte l’acqua miracolosa sulle membra dolenti, e se
ne fa bere al malato che viene poi avvolto da un telo bagnato che si lascia ad
asciugare sul corpo.
L'icona
Il Santuario e la festa liturgica della Madonna "Sorgente di
Vita" hanno da sempre toccato il cuore dei fedeli divenendo una fonte
inesauribile di ispirazioni per una vasta gamma di raffigurazioni sia su tavola,
sia musive, sia affrescate. Il modello di questa icona ha avuto le sue prime
espressioni nei tipi iconografici più tradizionali (Odigitria, Elousa) per poi
stabilizzarsi, intorno al XIV secolo, con la versione creata per il monastero
annesso: Maria viene rappresentata seduta in una maestosa vasca simile ad un
fonte battesimale, mentre tiene in grembo il Bambino. Le iscrizioni liturgiche
richiamano sempre alla Zoodòchos Pighì (sorgente di vita).
Secondo la descrizione data dallo stesso Niceforo, nell’antico
Santuario, in mezzo alla chiesa c'era una cavità al livello della sorgente,
dalla quale si elevava una vasca da cui scorreva l'acqua. Sopra la sorgente, su
quattro portici, si innalzava una cupola decorata con un mosaico appartenente al
tipo della Vergine orante, ove era raffigurata la Madonna con le braccia levate
e Gesù nel suo grembo. Quando veniva interrotto il flusso di acqua che dalla
sorgente scaturiva nella vasca l’immagine del mosaico si rifletteva
splendidamente nella grande vasca marmorea, producendo esattamente l’effetto
dell’icona. Con buona probabilità la Madre di Dio deve essere apparsa a Leone
Marcello proprio con le braccia sollevate in preghiera.
Prestissimo il modello iconografico divenne celebre al punto da
spingere Dionigi da Furna a scrivere nel suo manuale dell’iconografo: "Una
piscina tutta d'oro e la Madre di Dio nel mezzo, con le mani tese in su e,
dinanzi a lei, Cristo che benedice con ambo le mani e tiene sul petto l'Evangelo
con la scritta: "Io sono l'acqua viva", e due Angeli che tengono con una mano la
corona al di sopra della testa della Vergine e, con l'altra, cartigli che
dicono, uno: "Salve, fonte immacolata e vivificante", e l'altro: "Salve,
sorgente immacolata, che hai ricevuto Dio". Sotto il fonte battesimale una
cisterna con acqua e tre pesci dentro e, dall’una all’altra parte di essa:
Patriarchi, prelati, sacerdoti, diaconi, Re e Regine, Principi e gran dame che
si lavano e bevono con coppe e bicchieri, e molti infermi e paralitici che fanno
lo stesso. Infine, sono raffigurati un sacerdote con una Croce che benedice un
indemoniato, portatogli dinanzi per essere liberato dalla possessione diabolica,
ed un capitano di vascello che versa l'acqua sul tessalo risuscitato" (cfr.
Dionisio da Furnà, Ermeneutica della pittura).
La presenza dei pesci nella vasca è un chiaro richiamo
geografico al quartiere ove sorge il Santuario: "Balilkli", che in turco
significa "dei pesci".
Nell’icona qui in alto, la Madre di Dio è attorniata da due
angeli che portano le insegne celesti (il bastone, merillo, misura ed il
disco detto zercalo, specchio). La Theotokos si innalza dalla vasca
offrendo all’adorazione il Divino Figlio, l’Agnello Immolato. Sulla cornice
sinistra sono raffigurati San Basilio il Grande e San Giovanni Crisostomo, a
destra San Gregorio e San Trifone.
La mariologia e la cristologia dell'icona
“Nel contesto mariologico, come suggeriscono i testi
liturgici, il simbolo della sorgente si può interpretare in due sensi. Maria
stessa è l’acqua o, al contrario, l’acqua è Cristo, Maria è la Fontana, la terra
da dove l’acqua scaturisce, che da essa è resa fertile e fatta germogliare con
ogni erba per abbellire e dare nutrimento ad ogni vivente” (T. Spidlik, M. I.
Rupnik, “La fede secondo le icone”).
L’icona celebra quindi la molteplice funzione mediatrice di
Maria in favore della Chiesa e dei fedeli. Molti padri della Chiesa si sono
rivolti a Maria come a Colei dalle cui mani fruisce una fonte di grazie. A
partire dal Cantico dei Cantici:
Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le
ombre,
me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell'incenso.
Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia.
Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa,
tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo,
con una perla sola della tua collana!
Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. I tuoi germogli
sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti,
alberi di Cipro con nardo, nardo e zafferano, cannella e cinnamomo
con ogni specie d'alberi da incenso; mirra e aloe
con tutti i migliori aromi. Fontana che irrora i giardini, pozzo d'acque vive
e ruscelli sgorganti dal Libano.
Ct 4,6-7.9.12-15)
me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell'incenso.
Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia.
Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa,
tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo,
con una perla sola della tua collana!
Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. I tuoi germogli
sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti,
alberi di Cipro con nardo, nardo e zafferano, cannella e cinnamomo
con ogni specie d'alberi da incenso; mirra e aloe
con tutti i migliori aromi. Fontana che irrora i giardini, pozzo d'acque vive
e ruscelli sgorganti dal Libano.
Ct 4,6-7.9.12-15)
per arrivare ad Albercio: "La fede ovunque mi guidava, e
ovunque essa mi forniva in cibo un pesce di sorgente, grandissimo, puro, che la
casta Vergine ha pescato, e distribuiva agli amici, tanto da cibarsene in
perpetuo. Essa possiede un vino delizioso e lo dà con il pane". (Albercio,
Vescovo di Gerapoli). Sant’Efrem Siro scrive: "Ave, Madre di tutti; ave,
Sorgente di grazie e di consolazione per tutti". San Giovanni Damasceno, da
grande innamorato di Maria qual era, replica: “Chi può dubitare che Maria sia
la Sorgente della benedizione, la Fontana di tutti i beni?”.
Si arriva al V secolo, quando nel celebre Akathistos la
Tutta-santa Vergine viene celebrata con questo titolo: "Roccia dalla quale
sgorgano le acque di vita", "Sorgente di latte e di miele" (stanza XI), "Fonte
dei sacri misteri", "Sorgente di acque abbondanti", "figura dell'antica
piscina", "Fonte che monda le anime", "Coppa che versa letizia" (stanza
XXI).
La concezione di Maria sorgente era assai diffusa anche nella
tradizione popolare: esiste un noto romanzo cristiano scritto intorno al IV
secolo (Exégesis tôn prachténton en Persìdi) nel quale si fa più volte
riferimento alla somiglianza del nome di Maria con il mare e con l’acqua dalla
quale tutta la terra trae nutrimento. Nel testo si sostiene che il vero nome di
Maria sia Myria, perché nel suo seno Ella porta una enorme vasca, che contiene
un solo Pesce (ictios), che con la sua carne nutre l’umanità intera, pur
continuando a vivere come in un mare.
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