Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

domenica 14 agosto 2016

1/14 agosto: inizia il Digiuno della Dormizione

Dominato dalla gioia pasquale, il cristianesimo ortodosso è tutto all’insegna della speranza e della fiducia unita però, come suggeriscono le numerose rappresentazioni del Giudizio Universale presenti in molte chiese (nell’ortodossia si parla di “Tremendo Giudizio”), alla serietà e alla necessità della penitenza (in greco metanoia), cosa particolarmente evidente nella pratica del digiuno. Coscienti del valore esemplare del periodo veterotestamentario, e ancor più dell’esempio di Gesù e dei suoi discepoli, per i cristiani ortodossi vale anche oggi il monito della Didaché (8, 1) di digiunare settimanalmente, non come i Farisei il lunedì e il giovedì, bensì il mercoledì e il venerdì.

Col formarsi del ciclo liturgico annuale, il periodo di digiuno per eccellenza divenne la Settimana Santa, da cui derivò poi il Grande Digiuno (40 giorni) della Passione in ricordo dei quaranta giorni di digiuno trascorsi da Cristo nel deserto. Su questo modello si formò poi il Digiuno di Natale, legato alla nascita di Cristo e parimenti di quaranta giorni, a partire dal 15 novembre.

Si aggiunsero in seguito il “Digiuno degli apostoli” di durata variabile, perché comincia il lunedì dopo la domenica mobile di tutti i Santi (Prima domenica dopo Pentecoste) e dura fino alla commemorazione degli Apostoli Pietro e Paolo il 29 giugno, e il “Digiuno della Dormizione della Madre di Dio”, dal 1° al 14 agosto. Ci sono poi singoli giorni di digiuno alle vigilie di Natale e della Teofania, nel giorno della Decollazione di San Giovanni Battista (29 agosto) e nel giorno dell’Esaltazione della Croce (14 settembre).

I periodi di digiuno comportano in pratica astinenza dalla carne e dagli altri cibi animali. Sull’astensione dal consumo di grassi, olio, vino e pesce, vige poi una lunga serie di prescrizioni per determinati periodi o per singoli giorni. Ben più importante di questa minuziosa normativa è la finalità del digiuno, al quale l’ortodossia allude come al primo comandamento di Dio all’uomo, quando vietò a Adamo di cibarsi dell’Albero della Conoscenza. Il digiuno è quindi espressione di disciplina religiosa e di serio proponimento di penitenza; infatti l’astinenza esteriore non può essere mai fine a se stessa, come già affermò San Giovanni Crisostomo:

L’osservanza del digiuno non significa rispettare un determinato periodo, bensì dedicare questo tempo alle buone opere. Rifletteremo quindi sul fatto se, memori del peccato, ci sforziamo veramente con zelo di correggere le nostre manchevolezze. Nel periodo della Quaresima si chiede spesso per quante settimane qualcuno abbia digiunato ... ma che senso ha, se il nostro digiuno non è accompagnato da buone opere? Se qualcuno dice: ‘Ho digiunato per i quaranta giorni prescritti’ allora dovresti rispondergli: ‘E io invece mi sono riconciliato con il mio nemico; avevo l’abitudine di dire male degli altri e ho smesso di farlo; ero solito bestemmiare e ora mi sono liberato di questa cattiva abitudine’. Al navigante non importa sapere fin dove navigare, ma arrivare alla meta con la sua merce. E anche per noi il digiunare è inutile se noi ci limitiamo semplicemente a farlo in qualche modo ... Se digiuniamo semplicemente astenendoci dal cibo, allora il digiuno finisce allo scadere dei quaranta giorni. Se però noi ci teniamo lontani dai peccati, allora tutto ciò continua anche dopo la scadenza e noi ne abbiamo un’utilità permanente”.

Per la concezione ortodossa il digiunare vale come astinenza e moderazione in tutte le cose nelle quali l’uomo può fissarsi dei limiti: nel pensare, nel parlare, nell’agire, soprattutto in riferimento ad una condotta peccaminosa. Per questo il digiuno deve incominciare sempre con un serio esame di coscienza.
Ognuno deve esaminare attentamente il campo nel quale deve perfezionarsi: chi nei confronti del proprio prossimo dà libero corso a sentimenti di ostilità e di collera, deve combattere la propria mancanza di autocontrollo; chi è interiormente debole deve ricercare l’autodisciplina e, assumendo nuovi comportamenti, la sottomissione al volere di Dio in tutte le situazioni della vita; chi mangia smodatamente dovrebbe cominciare il digiuno cercando di acquisire sane abitudini alimentari.

L’astinenza deve essere in armonia con lo scopo fissato, dal momento che si potrebbero preparare cibi quaresimali in maniera che l’apparenza dell’astinenza mascheri in realtà un piacere nascosto. Si deve anche digiunare senza ostentazione, affinché la propria morigeratezza non diventi mezzo di autoesaltazione e di arroganza nei confronti di coloro che non digiunano. San Serafino di Sarov afferma a proposito del digiuno: “Bisogna assumere ogni giorno tanto cibo quanto è necessario al corpo per il suo mantenimento, affinché possa aiutare l’anima a compiere del bene”.
Di conseguenza coloro che svolgono pesanti lavori fisici possono – sempre con la benedizione del padre spirituale – alleggerire o addirittura essere dispensati dalle norme del digiuno, al pari dei religiosi, altrimenti rigorosamente legati alle norme, nel caso che si trovino in viaggio e, già nella Chiesa antica, la LXIX delle Constitutiones Apostolicae aveva concesso riduzioni in caso di malattia. Ma ciò che è veramente fondamentale è sottolineare l’importanza di questa pratica nel quadro delle tradizioni ecclesiali più antiche e venerabili, ribadendo il profondo valore formativo e religioso del digiuno e dell'astinenza che è ben di più e va ben oltre il semplice concetto di "dieta"!

Nessun commento:

Posta un commento