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giovedì 31 luglio 2014

Il significato allegorico della croce

Dalla Lettera di Barnaba, 10-12

Abramo circoncise, tra i suoi familiari, trecentodiciotto uomini (Gen. 27, 23-27; 14,14). Ebbene, quale era il significato allegorico a lui rivelato? Lo potete comprendere se osservate che la Scrittura dice diciotto e poi, separatamente, aggiunge trecento. Il numero diciotto si scrive con un iota (dieci) e un eta (otto): ti risulta "Gesù". Inoltre la Scrittura aggiunge trecento perché la lettera tau raffigura la croce, da cui sarebbe venuta la grazia. In conclusione, con le due prime lettere simboleggia Gesù, con la terza, la croce.
 
Lo sa bene colui che ha Posto profondo, nel nostro cuore, il dono della conoscenza interiore. A nessuno ho mai insegnato una dottrina più elevata: ma so che voi ne siete degni! ... La croce viene designata anche nello scritto di un altro profeta che dice: Quando si adempirà tutto ciò? Dice il Signore: quando il legno verrà steso a terra e poi sollevato, e quando dal legno stillerà sangue (4 Esdra, 5, 5). Ecco: si parla ancora della croce, e di colui che sarebbe stato crocifisso.

Anche Mosè ebbe la rivelazione della crocifissione quando il popolo di Israele, attaccato dai nemici, stava per subire una sconfitta, permessa da Dio perché imparasse che i suoi peccati lo travolgevano nella rovina. Lo spirito allora ispirò al cuore di Mosè di rappresentare una figura della croce e di colui che vi avrebbe sofferto sopra (significando anche che, se non si confida in lui, si verrà travolti da un'eterna sconfitta). Mosè dunque ammucchiò armi su armi in mezzo alla battaglia: si pose così al di sopra di tutti, e stese le  braccia. Subito Israele comincio a vincere. Ma ogni volta che le abbassava, subito venivano sopraffatti. Perché tutto questo? Perché comprendessero che non avrebbero potuto salvarsi senza confidare nel crocifisso (cf. Es. 17, 8-16). E il Signore disse per bocca di un altro profeta: Tutto il giorno ho disteso le mani verso un popolo che non crede e oppugna il mio retto cammino (Os. 65,2).

Durante un'altra tribolazione, che colpì gli israeliti, Mosè propose ancora la figura di Gesù, mostrando chiaramente che egli avrebbe sofferto, ma poi avrebbe dato loro la vita, proprio quando lo avrebbero creduto morto. 

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