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Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

venerdì 21 ottobre 2016

Le Scale Modali

Per capire cos’è una scala Modale, bisogna capire cos’è la scala Tonale, non soltanto nei suoi meccanismi, ma soprattutto nei suoi principi.

I principi fondamentali della scala e della musica tonale

Quasi tutti i suoni (o note) contengono tanti altri piccoli suoni detti suoni armonici, alcuni suoni invece (più rari - ad esempio il diapason) non contengono questa gamma di suoni armonici. Il suono con armonici è considerato un suono “impuro”, quello che ne è privo, invece, un suono “puro”. Questa definizione non significa che il suono “impuro” sia meno bello dell’altro, anzi è esattamente il contrario, in quanto questo suono è indubbiamente più ricco, più caratteristico ed interessante: basta confrontare il suono di uno strumento qualunque e quello di un diapason. I suoni armonici accompagnano il suono principale, detto suono fondamentale, secondo criteri precisi non stabiliti dall’uomo, ma dalla natura stessa ovvero da precise leggi fisiche.

In Europa la musica era modale ben oltre il periodo del canto gregoriano. Quando il suo sviluppo, con l'introduzione di voci prima parallele a intervallo di quarta o di quinta (organum) e poi a movimento parzialmente indipendente, rese complessa la dimensione verticale della musica, con presenza simultanea di più note, si arrivò, verso la fine del XV secolo a prestare attenzione soprattutto all'intreccio delle voci ed all'effetto che ne risultava, cioè gli accordi.

Con il pieno sviluppo della polifonia e del contrappunto, si arrivò ad una situazione in cui gli accordi che si formavano non vennero più considerati come un effetto della condotta delle varie parti, ma come un elemento con una realtà indipendente. Ad ogni grado della scala venne associato un accordo dotato di proprie caratteristiche, ed il numero dei modi che venivano usati, dagli otto del canto gregoriano, scese gradualmente a due, quelli che oggi conosciamo come maggiore e minore.

Tra il XVII e il XVIII secolo maturò così l'armonia tonale, in cui la musica gravitava intorno al centro tonale principale (la tonica), e si sviluppava attraverso una successione di accordi associati ai vari gradi della scala, che di volta in volta assumevano una temporanea preminenza durante lo sviluppo del brano musicale. In particolari condizioni qualcuno di essi poteva imporsi come nuova tonica, passando così dalla tonalità di partenza ad un'altra tonalità. È il principio della modulazione, che ampliò grandemente le possibilità musicali e la complessità del nuovo sistema tonale.

I principi fondamentali delle scale e della musica modale

La concezione fondamentale della musica modale è quella di una nota di base, chiamata "tonica" o "centro tonale" (termine usato per distinguerlo dalla tonica dell'armonia tonale) che fa da punto di riferimento per tutte le altre, e che non cambia all'interno di un'esecuzione musicale. Le altre note assumono significato in rapporto al centro tonale, in base all'intervallo che formano rispetto ad esso. L'insieme di tutte le note forma una scala (scala modale), che nella maggior parte delle culture del mondo contiene 5, 6 o 7 note, tonica compresa (scale pentatoniche, esatoniche ed eptatoniche). Questa scala non è necessariamente intesa in senso lineare, ma spesso come struttura di rapporti tra le note che la compongono. A fianco del centro tonale, anche altre note della scala possono rivestire ruoli e funzioni particolari nello sviluppo di un brano modale.

Nella musica modale, lo sviluppo musicale avviene unicamente attraverso la melodia, ed anche nel caso che ci siano più linee melodiche concomitanti, con la possibilità che si formino degli accordi, essi non sono mai considerati causa determinante per lo sviluppo delle melodie, ma piuttosto un effetto di esso. Elemento principale dello sviluppo di un brano modale sono le formule melodiche che lo caratterizzano, in coerenza con i rapporti tra le note prima descritti, e che vanno da aggregati di poche note a brevi "temi" prefissati che contribuiscono a formare composizioni compiute.

Mentre la scala tonale è sostanzialmente una (anche se la si può trasportare in altre tonalità; da qui il nome), le scale modali invece, sono tante.

Daremo ora una rapida occhiata alle scale modali che ci riguardano più da vicino, perché usate dai nostri antenati: quelle greche e gregoriane. Iniziamo pertanto, il nostro rapido percorso dalle antiche scale modali greche.  

Le scale modali greche

Le scale musicali della Grecia antica, non si chiamavano scale ma armonie, ed erano formate da due piccole scale scomponibili chiamate tetracordi (= quattro suoni), inoltre avevano la caratteristica di essere discendenti anziché ascendenti; questo in riferimento al loro credo religioso, in quanto ritenevano che dall’Olimpo, gli dei lasciassero cadere le note sulla terra, allo scopo di rallegrare gli esseri umani. Le scale greche erano tre, da cui derivavano diverse altre scale. Esse erano le seguenti:

la Dorica, ritenuta adatta ad infondere coraggio, senso del dovere e amore per la patria (molto incoraggiata da Platone). la Frigia, ritenuta utile per portare una giusta allegria e stimolare una sana ed equilibrata voglia di svago. la Lidia, ritenuta trasgressiva ed assai dannosa alla gioventù, pertanto le musiche strutturate su questa scala erano biasimate dai saggi greci, soprattutto da Platone.

Vediamo ora come sono strutturate queste tre scale principali del mondo greco antico. 

Modo Dorico

                                            1° Tetracordo                                                         2° Tetracordo

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L’intervallo di semitono si trova fra la terza e la quarta nota di ogni tetracordo. L’intervallo di un tono che separa il SI dal LA, è un tono speciale che divide i due tetracordi; si chiama Diazeusi che in Greco vuole dire “separazione” (separazione dai due tetracordi).

Modo Frigio

                                             1° Tetracordo                                                          2° Tetracordo

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L’intervallo di semitono si trova fra la seconda e terza nota di ogni tetracordo

Modo Lidio

                                             1° Tetracordo                                                           2° Tetracordo

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L’intervallo di semitono è fra la prima e la seconda nota di ogni tetracordo. Se osserviamo bene, questa scala è uguale a quella moderna di DO Maggiore discendente Ecco riproposte le tre scale più importanti della Grecia antica:

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Gli ipermodi e gli ipomodi

Se da una delle tre scale principali esposte qui sopra, si prendeva il tetracordo superiore e lo si poneva nella parte bassa della scala, si ottenevano gli ipomodi (ipodorico, ipofrigio ipolidio). Se al contrario, si prendevano i tetracordi della parte inferiore di ognuna di queste tra scale e li si ponevano nella loro parte alta, si avevano gli ipermodi (iperdorico, iperfrigio e iperlidio). Se nei modi normali si aveva l’intervallo chiamato Diazeusi (separazione), negli ipomodi e ipermodi vi era una nota chiamata Sinafè, che vuol dire unione, infatti univa i due tetracordi; essa era l’ultima nota del tetracordo superiore e al tempo stesso la prima di quello inferiore.

Scale  o armonie greche derivate

Ipomodi

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Ipermodi

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Se ad una armonia (o scala) dorica, considerata la più importante, veniva aggiunto un tetracordo nella parte acuta ed un altro nella parte bassa, si aveva il sistema perfetto. Fu illustrato per la prima volta da Euclide nel IV sec. a. C.  Alla fine dell’armonia si metteva un’altra nota fuori dal contesto per chiudere, chiamata Proslambanomenos. Osserviamo nell’esempio come si presenta:

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Le Scale Modali Gregoriane

Il sistema musicale greco venne utilizzato in tutto l’impero romano, ma con il diffondersi del cristianesimo, ci furono grandi trasformazioni e sovrapposizioni di culture e tradizioni; una di queste fu quella di intendere la scala musicale non più in senso discendente, ma in senso ascendente, secondo il concetto cristiano per cui il credente deve elevarsi verso Dio e questo, naturalmente, con la musica sacra. Quello degli antichi greci, invece - come già detto prima - era che dall’Olimpo gli dei facessero cadere dal cielo le note musicali al fine di rallegrare gli uomini, per cui le note delle loro scale scendevano.

Gli Otto Modi Gregoriani.

Flacco Alcuino, consigliere di Carlo Magno, riordinò le numerose scale modali dell’epoca in otto modi chiamati “modi gregoriani” (da papa Gregorio Magno, riformatore del canto liturgico).

Di questi otto modi, quattro sono chiamati autentici dai quali derivano le altre quattro scale dette plagali, che cominciano un intervallo di 4° sotto la prima nota della scala autentica di loro appartenenza; tutte le note hanno pari importanza tranne due che sono più importanti ancora; esse sono la Repercussio perché è intorno ad essa che ruota tutta la melodia, l’altra, Finalis perché è la nota sulla quale termina la melodia.

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Se osserviamo attentamente, noteremo una cosa che ha contribuito non poco al nascere del gusto tonale nella musica in Europa. Infatti si è visto che il salto diretto di un intervallo di tre toni consecutivi, crea un ambiente “sinistro” e il suo uso nel medio-evo era categoricamente proibito. Tuttavia anche il procedere per gradi, ed arrivare così al terzo tono, lascia sempre una sensazione “dura” che in certi contesti melodici può essere significativa, tuttavia rimane sempre un passaggio “duro”. Per questo, allo scopo di “ammorbidire”, sovente si abbassava la nota SI di mezzo tono chiamandola Musica Fincta, nel senso che era considerata “finta” perché usciva un po’ dalle regole per via di quel SI abbassato. Così che, quando questo avveniva nella scala Lidia, con il SI abbassato di 1/2 tono, si creava la successione degli intervalli della scala maggiore che conosciamo e che già incominciava a delinearsi, insensibilmente, nei gusti della gente.

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Le Scale di Glareano

Verso il sec. XVI Heris Loris detto il Glareano, scrive il Dodekakordum dove aggiunge altre 4 scale o modi; sempre due autentici e due plagali

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E’ facile immaginare che il modo Autentico Ionico contribuirà ulteriormente a sensibilizzare l’orecchio della gente dell’epoca, verso il gusto della musica tonale.

Forse vi chiederete se la musica modale è solo un’anticaglia limitata all’ambito della musica antica e religiosa? Niente affatto. La modalità in Occidente non è mai scomparsa. E’ sempre rimasta presente in molte musiche popolari, ed è stata anche recuperata in forme ibride nella musica colta. Il suo uso popolare è assai vasto. Ad esempio, musiche con elementi modali sono il flamenco (che usa successioni di accordi in congiunzione a scale modali), le musiche dell'area greca e le musiche balcaniche ed est-europee (che uniscono sezioni con successioni di accordi a momenti solistici modali in cui la tonica resta costante), la musica tradizionale irlandese (che usa molto i modi dorico e misolidio) e gran parte delle musiche derivate dal blues e diffuse in praticamente tutto il mondo occidentalizzato, basate su pochissimi accordi e l'uso di scale pentatoniche, sia in parti solistiche, sia di accompagnamento. A tutt'oggi molti ragazzi imparano a suonare la chitarra sulla semplicissima struttura di tre accordi in 12 battute usando una scala pentatonica blues.

Ma anche la musica leggera, melodica o rock, fa uso delle scale modali. Eccovi come esempio alcuni brani famosi:

- modo dorico : "Oye Como Va"  Santana
                               "Impressioni di settembre" PFM
                               "Impressions" John Coltrane
- modo lidio :  "Flying in a Blue Dream" Joe Satriani
- modo misolidio : "Norwegian Wood" Beatles
                                    "The Mule" Deep Purple
                                    "Freeway Jam" Jeff Beck
- modo Eolio : "Neil, Jack and me” King Crimson

Un’ultima curiosità. Molti miei coetanei ricorderanno il brano “Scarborough Fair” portato al successo da Simon & Garfunkel. Questa è in realtà una ballata tradizionale inglese del XVII sec. ed è in modo dorico.

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