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martedì 3 marzo 2015

La Grande Quaresima, il nostro Esilio

Dello Ieromonaco Seraphim (Rose)

“Lungo i fiumi di Babilonia sedevamo, piangendo al ricordo di Sion”.

In queste parole del Salmo quaresimale, noi cristiani ortodossi, il Nuovo Israele, ricordiamo che siamo in esilio. Per gli ortodossi Russi esiliati dalla Santa Russia, il salmo ha un significato particolare; ma tutti i cristiani ortodossi, pure, viviamo in esilio in questo mondo, desiderando di ritornare alla nostra vera casa, il Cielo. Per noi il Grande Digiuno è un tempo di esilio ordinato per noi dalla nostra Madre, la Chiesa, per mantenere fresco in noi il ricordo di Sion, lontano da cui abbiamo finora vagato. Abbiamo meritato il nostro esilio e abbiamo un grande bisogno di esso a causa del nostro grande peccato. Solo attraverso il castigo dell’esilio, che ricordiamo nel digiuno, nella preghiera, e nella penitenza di questo tempo, restiamo memori della nostra Sion.

“Se ti dimentico, Gerusalemme”

Leggeri e dimentichi, anche nel mezzo del Grande Digiuno viviamo come se Gerusalemme per noi non esistesse. Noi siamo innamorati del mondo, la nostra Babilonia; siamo stati sedotti dai frivoli passatempi di questa “terra straniera” e trascuriamo le ufficiature e la disciplina della Chiesa, che ci ricordano la nostra vera casa. Peggio ancora, noi amiamo i nostri rapitori – per i nostri peccati ci rendiamo schiavi sicuramente più che per qualsiasi padrone umano – e al loro servizio passiamo in ozio i preziosi giorni della Quaresima, quando dovremmo prepararci a incontrare il sole nascente della Nuova Gerusalemme – la Risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo.

C’è ancora tempo, non dobbiamo dimenticare la nostra vera casa e piangere sui peccati che ci hanno esiliati da essa. Prendiamo a cuore le parole di san Giovanni Climaco: “Esilio è separazione da ogni cosa al fine di mantenere l’anima inseparabile da Dio. L’Esilio fa desiderare e causa un continuo pianto”. Esiliati dal paradiso, dobbiamo diventare esuli da questo mondo se confidiamo di ritornare. Questo si può fare spendendo questi giorni nel digiuno, nella preghiera, nella separazione dal mondo, partecipando alle ufficiature della Chiesa, in lacrime di pentimento, in preparazione della gioiosa Festa che ci attende alla fine di questo periodo di esilio, e testimoniando a tutti in questa “terra straniera” del nostro ricordo di questa stessa grande Festa che ci sarà, quando il nostro Signore tornerà per riportare a casa il suo popolo alla Nuova Gerusalemme, da cui non ci sarà più esilio, perché essa è eterna.

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