Non si avevano sue notizie da un mese: le autorità dicono che la destinazione è stata scelta secondo la legge, il marito dice che è una punizione
Da Il
Post
15 novembre 2013
Per la prima volta dopo 26 giorni Nadezda Tolokonnikova, la
leader del gruppo punk russo Pussy Riot condannata da un tribunale con altre due
compagne nell’agosto del 2012 a due anni di reclusione, ha avuto contatti con la
famiglia. Il 21 ottobre scorso era stata annunciata la decisione di trasferirla
in un altro carcere: da allora non si erano più avute notizie sulla sua
destinazione finale né su di lei. Giovedì 14 novembre le autorità penitenziarie
hanno comunicato il luogo del trasferimento e hanno dato il permesso alla donna
di contattare telefonicamente il marito. Nadezda Tolokonnikova si trova in un
carcere della Siberia, a Krasnoyarska: circa 4.500 chilometri a est di
Mosca. Non è ancora in prigione, dove finirà di scontare la sua condanna, ma in
ospedale per una serie di «esami e accertamenti».
Secondo quanto riferito dal marito Piotr
Verzilov, Nadya Tolokonnikova ha trascorso le ultime settimane sui treni che
dalla Repubblica di Mordovia la stavano portando, in diverse tappe, verso il
nuovo carcere. Lo scorso 23 settembre Tolokonnikova aveva cominciato uno
sciopero della fame per protestare contro le condizioni della sua detenzione
nella colonia di Mordovia e chiedere un trasferimento. Dopo essere stata
ricoverata in ospedale per 10 giorni era stata dimessa e riportata nella stessa
prigione, dove aveva deciso di cominciare un secondo sciopero della fame. Dal 21
ottobre non si aveva più nessuna notizia di lei.
Le autorità carcerarie russe avevano detto che si trovava in
viaggio e che si sarebbe saputo qualcosa di lei solo dopo il suo arrivo nella
nuova struttura. È consuetudine che in Russia sia la famiglia che gli avvocati
di un detenuto non abbiano accesso ad alcuna informazione durante un
trasferimento prima del raggiungimento della destinazione finale, che può
richiedere diversi giorni. Non è stato dunque insolito il silenzio delle ultime
settimane intorno a Nadya Tolokonnikova: hanno fatto eccezione la sua fama e le
sue deboli condizioni fisiche.
I funzionari russi hanno motivato la scelta della nuova
destinazione con il fatto che Tolokonnikova aveva denunciato di essere stata
maltrattata e minacciata di morte nella prigione in cui era stata inizialmente
rinchiusa. La Siberia è stata scelta perché la donna risulta registrata ancora a
casa della madre, nella città siberiana di Norilsk, anche se non vi era più
tornata per sette anni. Modificare il proprio luogo di residenza non è molto
semplice in Russia: una difficoltà burocratica che risale al regime sovietico,
per limitare la possibilità di spostamento delle persone. Il sistema è rimasto
in gran parte immutato oggi, anche se largamente ignorato: molti russi non si
preoccupano di tentare di cambiare la loro registrazione. La legge russa prevede
comunque che i prigionieri siano tenuti il più vicino possibile alla loro città
di origine, anche se questo non viene spesso rispettato nella pratica. Secondo
il marito della donna, perciò, il trasferimento in Siberia «è in realtà da
considerarsi come una punizione».
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