Columba di Iona, in gaelico irlandese Colum Cille o
Colmcille (che significa "colomba della Chiesa" - (Gartan, 7 dicembre
521 – Iona, 9 giugno 597), fu uno dei più importanti monaci irlandesi che
introdussero il Cristianesimo in Scozia nell'Alto Medioevo. Il giorno della sua
festa è il 9 giugno e con san Patrizio (festeggiato il 17 marzo) e santa Brigida
d'Irlanda (festeggiata il 1° febbraio) è uno dei santi patroni dell'Irlanda.
Oltre che a Iona, san Columba è molto venerato nella comunità irlandese che
porta il suo nome, Glencolumbkille ("Vallata di Columba" dal gaelico
irlandese), nella penisola di Slieve League.
Columba nacque in Irlanda da Fedhlimidh e Eithne del clan Uí
Néill di Gartan. Da parte di padre era pronipote di Niall Noigíallach ("Niall
dei Nove Ostaggi"), un re irlandese del V secolo che secondo alcuni racconti
agiografici avrebbe rapito san Patrizio durante una scorreria in Scozia
portandolo con sé in Irlanda ancora ragazzo. Attratto dalla vita religiosa e in
particolare da quella monastica, Columba divenne monaco e ben presto fu ordinato
sacerdote. Fu uno dei Dodici Apostoli d'Irlanda che studiarono alla scuola di
san Finnian di Clonard. Afferma la tradizione che, intorno al 560, egli restò
coinvolto in una disputa con san Finnian di Moville.
Durante un soggiorno di studio alla famosa scuola di Moville,
nella contea di Down, Columba copiò di nascosto e senza autorizzazione un
prezioso salterio. La leggenda afferma che san Columba, al buio, copiava
scrivendo con la mano destra, mentre le dita della sua mano sinistra gli
facevano luce. Quando Finnian lo scoprì, insistette per avere indietro la copia
abusiva, ma Columba si rifiutò di consegnarla. Perciò Columba fu portato in
giudizio da san Finnian dinanzi al re Diarmuid che sentenziò: «A ogni
mucca il suo vitello, a ogni libro la sua copia».
San Columba fu costretto a restituire la copia, ma si offese
molto. Columba era di stirpe nobile, e quando uno dei suoi seguaci fu condannato
a morte per ordine dello stesso re Diarmuid, riunì i suoi parenti e gli mosse
guerra. La "battaglia del libro" si consumò nel 561 a Cooldrumman (Cúl
Dreimhne), nei pressi di Drumcliff, ai piedi del Benbulben, nella contea di
Sligo e volse completamente a favore di san Columba. Le vittime furono 3000 tra
le file del re Diarmuid, mentre Columba ebbe un solo morto.
La copia del salterio eseguita da Columba è stata
tradizionalmente associata con il Cathach di San Columba, conservato alla Royal
Irish Academy di Dublino. Come penitenza per le morti provocate dal suo gesto,
Columba propose di lavorare come missionario in Scozia per aiutare a convertire
tante persone quante erano morte nella battaglia. Egli andò dunque in esilio via
dall'Irlanda e non rivide mai più la sua terra natia.
Nel 563 Columba partì per la Scozia, dove secondo alcune fonti
toccò terra dapprima alla punta meridionale della penisola di Kintyre, vicino a
Southend, nella Scozia occidentale. Tuttavia, essendo ancora in vista
dell'Irlanda, si spostò più a nord lungo la costa occidentale della Scozia. Gli
fu concesso quindi di approdare all'isola di Iona, che sarebbe divenuta il
centro della sua missione evangelizzatrice in Scozia.
Oltre al servizio che fornì guidando l'unico avamposto di
alfabetizzazione della regione, la sua fama di santità lo portò a svolgere anche
un ruolo di mediatore tra i clan scozzesi sempre in lotta tra loro; si narrano
anche molte storie di miracoli che egli avrebbe compiuto durante la sua missione
per convertire i Pitti e gli Scoti. Una delle sue espressioni più conosciute, in
cui riassumeva la sua fede, è «Il mio Druido è Cristo, il Figlio di
Dio, Cristo, Figlio di Maria, il Grande Abate, il Padre, il Figlio e lo Spirito
Santo».
A causa della fama raggiunta dal suo venerabile fondatore e
della sua posizione come uno dei maggiori centri di studio e di insegnamento,
l'isola di Iona divenne un centro di pellegrinaggio. Si sviluppò pertanto una
rete di alte croci celtiche per segnare i percorsi delle processioni intorno al
santuario di Iona.
I resti di Columba furono traslati nell'849 e divisi tra Alba
(il nome gaelico della Scozia) e l'Irlanda. Alcune reliquie del santo furono
riportate dall'esercito scozzese nel reliquiario costruito a Iona verso la metà
dell'VIII secolo, chiamato il Brechbennoch. Una preghiera del XIII secolo
nell'Antifonario di Inchcolm, un'isola nel Firth of Forth, in Scozia, la cui
abbazia è definita la "Iona dell'est", inizia con le parole:
«O Columba spes Scotorum nos tuorum meritorum interventu beatorum
fac consortes angelorum. Alleluia.»
|
«O Columba, speranza degli Scoti, per mezzo dei tuoi meriti facci
diventare compagni degli angeli beati. Alleluia.»
|
(Antifonario di Inchcolm) |
La fonte principale di informazione sulla vita di Columba è la
Vita Columbae di Adomnán, il nono abate di Iona, che morì nel 704. Sia
questa biografia che quella di san Beda il Venerabile (Historia ecclesiastica
gentis Anglorum III, 3, 1-3) riferiscono la visita che Columba fece a
Bridei, sovrano del regno scozzese di Fortriu, ma mentre Adomnán dice solo che
il santo visitò Bridei, Beda riporta una successiva tradizione, forse dei Pitti,
in cui Columba effettivamente convertì il re dei Pitti. Un'altra fonte è la
composizione poetica Amra Choluim Chille ("Elogio di San Columba"),
composta dal poeta Dallán Forgaill subito dopo la morte del santo. Secondo la
tradizione questo testo, che consta di 25 strofe di quattro versi eptasillabi ed
è probabilmente la più antica poesia databile in lingua irlandese, sarebbe stato
scritto per ringraziare il santo di aver convinto i principi irlandesi
nell'assemblea di Druim Cett (575) a non espellere dall'Irlanda i poeti,
ritenuti troppo esosi.
La prima citazione storica del nome di re Artù in un documento
inglese si trova, come Arturius, nella Vita Columbae di Adomnán.
Essa appare come il nome di un principe degli Scoti, il figlio di Áedán mac
Gabráin, sovrano dall'anno 574 del regno gaelico di Dál Riata, tra la costa
occidentale della Scozia e quella settentrionale dell'Irlanda, assai lontano dal
famoso rifugio del leggendario Re Artù nel sudovest della Britannia.
La Vita Columbae è anche la fonte del primo resoconto
conosciuto relativo al mostro di Loch Ness. A quanto racconta Adomnán, Columba
si imbatté in un gruppo di Pitti che stavano seppellendo un uomo ucciso dal
mostro e lo riportò in vita. Secondo un'altra tradizione salvò un uomo che si
trovava in acqua con il segno della croce e l'imprecazione: Tu non andrai più
oltre, alla quale la bestia fuggì terrorizzata, tra la meraviglia delle
persone che si erano radunate intorno e che glorificarono il Dio di Columba. Il
testo di Adomnán afferma esplicitamente che il mostro stava nuotando nel fiume
Ness, che attraversa il lago omonimo, piuttosto che nel lago stesso.
Ecco il suo tropario, nel tono 5°:
Con la tua vita ispirata da Dio * tu hai incarnato sia la
missione che la diffusione della Chiesa, * o gloriosissimo Padre Columba. *
Servendosi del tuo pentimento e del tuo esilio volontario, * Cristo nostro Dio
ti ha elevato come un faro della vera fede, * apostolo per i pagani e guida
della via della salvezza. * Perciò o santo, non cessare di intercedere per noi *
affinché siano salvate le anime nostre.
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