di p. Alexander Schmemann Tratto da: “Celebration of
Faith” Sermons, Vol. 2 “The Church Year”, 1994. Traduzione di Tradizione
Cristiana.
“La festa della discesa dello Spirito Santo”. Pronuncio queste
parole che conosco sin dalla mia infanzia e mentre le pronuncio mi colpiscono
come se le sentissi per la prima volta. Sì, sin dal tempo in cui ero bambino ho
saputo che 10 giorni dopo l’Ascensione, cioè 50 giorni dopo Pasqua, i Cristiani,
da tempi immemorabili, celebravano e continuano a celebrare la discesa dello
Spirito Santo durante una festa conosciuta col suo nome ecclesiale come
Pentecoste o, più comunemente, come “Trinità”, il giorno della Trinità.
Da secoli, per preparare questa Festa, le chiese venivano
pulite ed ornate con fronde verdi e rami, e si spargeva dell’erba per terra… Il
giorno della festa, al momento del Vespro solenne, i fedeli stavano in chiesa
con dei fiori in mano. Queste abitudini spiegano come la festa della Pentecoste
è entrata nella coscienza popolare e nella letteratura russa come un tipo di
celebrazione radiante, brillante come il sole, la festa della fioritura, un
gioioso incontro tra gli umani ed il mondo di Dio in tutta la sua bellezza e la
sua grazia.
Tutte le religioni, comprese le più antiche e primitive,
avevano una festa per la fioritura, una festa per celebrare la prima comparsa di
germogli, di piante, di frutta. Nell’antico giudaismo, era la festa di
Pentecoste. Se nella religione del Vecchio Testamento, la Pasqua celebrava la
risurrezione del mondo e della natura in primavera, allora la Pentecoste ebraica
era la festa del passaggio della primavera verso l’estate, celebrando la
vittoria del sole e della luce, la festa della pienezza cosmica. Ma nell’Antico
Testamento, una festa comune a tutte le società umane acquisisce un nuovo
significato: diventa la commemorazione annuale della salita di Mosè sul monte
Sinai, dove in un indicibile incontro mistico, Dio rivela se stesso, entrando in
un’Alleanza, dando i Comandamenti, e promettendo la Salvezza. In altri termini,
la religione cessò di essere semplicemente naturale, e diventa allora l’inizio
della storia: Dio aveva rivelato la Sua Legge, i Suoi Comandamenti, il Suo piano
per l’umanità, ed aveva mostrato il cammino.
La primavera, l’estate, il ciclo naturale eterno, diventò un
segno ed un simbolo non soltanto della natura, ma del destino spirituale
dell’uomo, e il comandamento di crescere nella pienezza della conoscenza, vita e
pienezza perfetta… infine, nell’ultima fase del Vecchio Testamento, con
l’insegnamento e la visione dei profeti, questa festa divenne una celebrazione
diretta verso l’avvenire, verso la vittoria finale di Dio nella Sua Creazione.
Ecco come il profeta Gioele ne parla: “Dopo questo, io effonderò il mio
spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie;
i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra
gli schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò il mio spirito. Farò
prodigi nel cielo e sulla terra, sangue e fuoco e colonne di fumo. Il sole si
cambierà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore,
grande e terribile. Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato, poiché
sul monte Sion e in Gerusalemme vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore,
anche per i superstiti che il Signore avrà chiamati” (Gioele 3, 1-5).
È così che la festa ebraica della Pentecoste è una festa della
natura e del cosmo, una festa della storia vista come rivelazione della volontà
di Dio per il mondo e gli uomini, una festa del trionfo futuro, della vittoria
di Dio sul male e della venuta del grande ed ultimo “Giorno del Signore”.
Occorre tenere tutto questo a mente per comprendere come i primi Cristiani hanno
sperimentato, compreso e celebrato la loro festa di Pentecoste, e perché è
diventata una delle più importanti celebrazioni cristiane.
Il Libro degli Atti degli Apostoli, dedicato a narrare la
storia dei primi Cristiani e della diffusione iniziale del Cristianesimo,
comincia precisamente con il giorno della Pentecoste, descrivendo ciò che si
verificò 50 giorni dopo la Risurrezione di Cristo, e 10 giorni dopo la Sua
Ascensione al Cielo. Appena prima della Sua Ascensione, Cristo aveva detto ai
discepoli di “non allontanarsi da Gerusalemme, ma di aspettarvi il compimento
della promessa del Padre, la quale, egli disse, avete udita da me” (Atti 1, 4).
Così 10 giorni dopo, secondo il racconto di san Luca: “E quando il giorno
della Pentecoste fu giunto, tutti erano insieme nel medesimo luogo. E subito si
fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempì tutta
la casa dov’essi sedevano. E apparvero loro delle lingue come di fuoco che si
dividevano, e se ne posò una su ciascuno di loro. E tutti furon ripieni dello
Spirito santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito
dava loro d’esprimersi […] E tutti stupivano ed eran perplessi dicendosi
l’uno all’altro: Che vuol esser questo? Ma altri, beffandosi, dicevano: Son
pieni di vin dolce” (Atti 2, 1-4; 12-13).
A quelli che assistevano alla scena, ed erano rimasti scettici,
l’Apostolo Pietro spiegò il significato dell’evento utilizzando le parole del
profeta Gioele citate più su. Dice: “Ma questo è ciò che fu detto dal profeta
Gioele: ‘E avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che spanderò del mio Spirito
sopra ogni carne’ ” (Atti 2, 16-17).
Di conseguenza, per il Cristiano, la festa della Pentecoste è
il completamento di tutto ciò che Cristo ha compiuto. Cristo ha insegnato a
proposito del Regno di Dio, ed ecco, ora è aperto! Cristo ha promesso che lo
Spirito di Dio avrebbe rivelato la verità, e anche questo, si è compiuto. Il
mondo, la storia, la vita, il tempo, tutti sono illuminati dalla luce finale,
trascendente, tutti sono riempiti del significato ultimo. L’ultimo e grande
giorno del Signore è cominciato!
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