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mercoledì 15 giugno 2016

Davide, un arpista biblico

di Marianne Gubri (Vedi nota in calce) - Estratto dall'articolo "Il simbolismo dell’arpa nelle immagini dal Medio Evo al Seicento".
 
Le prime raffigurazioni del Medioevo che rappresentano il Re Davide lo associano all’arpa in qualità di autore dei Salmi. Si tratta in realtà di un’invenzione medievale, legata ad una erronea traduzione della Bibbia, che ha permesso di creare un nuovo tema iconografico e musicale. Le ultime ricerche tendono in effetti a dimostrare che l’arpa non è realmente esistita nel mondo ebraico, ma che lo strumento a corde utilizzato per accompagnare danze e canti sacri (kinnor) fosse più apparentato alla famiglia delle lire.
 
Questa attualizzazione non è del resto unica nel periodo medievale se pensiamo per esempio che un simile errore di interpretazione ha affermato che durante il suo martirio Santa Cecilia fosse accompagnata da canti e da strumenti (in particolare l’organo), mentre in realtà i riferimenti musicali non sono presenti nel testo originale. Allo stesso modo, il mitico Orfeo, suonatore della lira nel mondo greco, ha visto il suo strumento trasformarsi in ‘lira da braccio’ nel corso del Quattrocento, facendo di uno strumento di origini popolari simile alla viella il simbolo del pastore antico e presto dei poeti rinascimentali.

A partire dal XII secolo, specialmente in Francia, l’incipit dei Salmi, e in particolar modo l’iniziale ‘B’ del primo salmo (Beatus Vir), serve di cornice alla raffigurazione di Davide, incoronato e seduto sul trono mentre suona l’arpa. Si tratta di arpe di piccole dimensioni, appoggiate sopra le gambe, munite di una decina di corde e suonate con una o due mani, senza apparente attenzione alla posizione delle dita sulle corde (fig. 1, Anonimo, Davide che suona l’arpa, Miniatura, Bréviaire à l’usage de Paris, Châteauroux, Bibliothèque municipale, Ms 2, f. 8, ca. 1414).

In numerose occorrenze è possibile incontrare miniature che raffigurano Davide accompagnato da altri strumenti, come salteri, vielle o campane. Molto spesso, oltre a dimostrare un intento illustrativo o decorativo per questi strumenti, i disegnatori mettono l’accento sulla loro forma o il numero delle loro corde come elementi simbolici interpretabili secondo la numerologia ebraica e cristiana. La forma stessa dell’arpa, triangolare, ha permesso di creare un nuovo ‘strumento’, raffigurato solo a scopo teologico: l’arpa a forma di delta, che prende il suo nome dal disegno della lettera greca, mentre il triangolo equilatero rappresenta tradizionalmente la Trinità, o ancora l’occhio di Dio.
 

Un altro tema iconografico è quello dell’accordatura dell’arpa. Per un arpista oggi, accordare il proprio strumento significa adeguarsi ad un diapason e soprattutto “mettere d’accordo” tra di loro le diverse corde. È proprio su quest’ultimo aspetto che si sono soffermati i miniatori medievali. In questo esempio (fig. 2, Davide che suona l’arpa, Bibbia, Avranches, Bibliothèque Municipale, Ms 3, f., ca 1210-1230), il Re Davide viene avvicinato dalla colomba dello Spirito Santo, che esce da una nuvola stilizzata, mentre lui accorda il suo strumento con una chiave a forma di trifoglio. Il simbolo del numero 3 viene nuovamente raffigurato con le tre dita che suonano compiendo il segno della benedizione, in un gesto che raffigura Davide come il precursore di Cristo.

Nel corso del Quattrocento, la raffigurazione di Davide conferma la presenza dell’arpa come suo attributo principale, anche se essa viene spesso appoggiata a terra per consentirgli di pregare. Questa tipologia di immagini è molto frequente nei Libri d’Ore, destinati proprio ad accompagnare la preghiera dei fedeli (fig. 3, Miniatura, Heures à l'usage de Bayeux, Aurillac, Bibliothèque municipale, Ms 2, f. 90, ca 1430-40).
 

Infine, è molto frequente incontrare rappresentazioni dell’Albero di Jesse, cioè la genealogia di Gesù rivelata in sogno al profeta, nel quale compare appunto Davide accompagnato dalla sua arpa (fig. 4, Jan Mostaert, L’Albero di Jesse, Amsterdam, Rijksmuseum, ca 1500).

Nel Quattrocento lo strumento, oltre ad allungarsi grazie all’inserimento delle corde gravi, adotta la sua caratteristica forma appuntita che gli ha fatto conferire l’appellativo di “arpa gotica”. Numerosi quadri consentono di rilevare alcuni dettagli dello strumento quali i fori sulla cassa di risonanza e gli arpioni, che permettono di fissare le corde oltre a realizzare un caratteristico “sfrigolio” quando vengono azionati. Questi dettagli riflettono una maggiore attenzione da parte del pittore, che affrancatosi dalla ristrettezza della miniatura, sfrutta la tecnica all’olio su pannelli di grandi dimensioni quali i trittici o le pale d’altare.
 
Nel corso dei Cinque e del Seicento, Davide viene spesso raffigurato come arpista ispirato dal divino: il Re Davide del Domenichino (fig. 5, Domenichino, Davide che suona l’arpa, Versailles, Palais Royal, ca 1630) suona una splendida arpa a tre file di corde (le due file esterne diatoniche e la fila interna cromatica), così come venivano realizzate e suonate in Italia all’inizio del Seicento. È particolarmente interessante anche la decorazione dell’arpa con l’angelo, che ritroviamo sugli strumenti dell’epoca, come per esempio l’arpa a tre file di corde conservata al Museo della Musica di Bologna.
 

Durante il Seicento vengono frequentemente rielaborati altri passaggi della vita di Davide: alcune rare immagini lo presentano come pastore, accompagnato dalle pecore, o come ballerino, attorniato da musicisti, sacerdoti e animali, senza però perdere il suo attributo principale: lo strumento a corde, ormai inteso come arpa.
Inoltre, nell’Antico Testamento, il Libro di Samuele (I, 16: 14–23), racconta come al Re Saul, afflitto da uno strano male, venne consigliata una cura con la musica. I servitori gli portarono il giovane Davide che diventò allora musicista–terapeuta del Re. Riportiamo il passaggio di Samuele nella sua traduzione moderna che utilizza, ancora oggi, il termine ‘arpa’, anche se sappiamo quanto questo termine abbia generato riflessioni e perplessità da parte dei ricercatori: “Or quando il cattivo spirito permesso da Dio veniva su Saul, Davide prendeva l’arpa e si metteva a sonare; Saul si calmava, stava meglio e il cattivo spirito andava via da lui.” Questo passaggio venne rappresentato da Rembrandt (fig. 6, Harmenszoon van Riij detto Rembrandt, Saul e Davide, L’Aja, Maurithuis, ca. 1655-1660), che ritrasse Davide, ancora adolescente, intento a suonare una piccola arpa, mentre il Re Saul nasconde il suo viso dietro un telo – o asciuga le sue lacrime – in un gesto che potrebbe denotare la sua commozione.
 

Un ultimo passaggio di Samuele (I, 19: 8–10) racconta come, in un momento di follia e di gelosia espressa contro i successi di Davide –aveva combattuto con successo il gigante filisteo Golia– Saul abbia scagliato la sua lancia contro il giovane arpista. Quest’ultimo la evitò per due volte, salvandosi la vita. Un’immagine del Guercino (Saul contro Davide, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, 1646) ci propone una versione molto scenografica di questo passaggio, dove Davide fugge con una piccola arpa semplice sotto il braccio, mentre il re, furibondo, getta la sua arma su di lui. Allo stesso modo, un quadro di Jan De Bray (Davide che suona l'arpa, Collezione Privata), ci propone un Re Davide incoronato e attorniato da musicisti, mentre altri uomini portano i candelabri come per celebrare una processione. Con ogni probabilità, si tratta della processione che accompagna l’Arca dell’Alleanza restituita a Gerusalemme dai Filistei dopo la nomina di Davide come Re. Il Re suona una piccola arpa che sembra reggere al collo grazie ad una sciarpa di colore blu. È possibile che esistessero, contemporaneamente a magnifici strumenti come quello raffigurato dal Domenichino, delle piccole arpe portative alla fine del Seicento? Questo modello non potrebbe essere semplicemente il frutto dell’immaginazione del pittore? Il numero delle immagini rilevate potrebbe fare pensare che, insieme alle arpe a due o tre file di corde, di grandi dimensioni, coesistessero anche arpe più piccole, sul modello delle arpe rinascimentali.

Nota: Marianne Gubri è un'arpista e cantante francese, diplomata al Conservatorio e laureata in Musicologia. Ottiene nel 2002 il diploma in arpa antica al conservatorio di Tours. Interviene a numerosi congressi e conferenze come relatrice e autrice di saggi, mostre e traduzioni nel campo dell’iconografia musicale e della storia dell’arpa.

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